Cairate – La mostra che si apre sabato (25 giugno) al monastero è dedicata alla memoria dell’artista Guido Giavini, (deceduto nel 2020 all’età di 92 anni). Voluta dai figli Cristina e Stefano, l’esposizione a sfondo benefico, intende oltre ricordare la figura del padre, sostenere le iniziative dell’Associazione “Amici dei Bambini di Don Crispino” per i progetti sull’istruzione dei piccoli in Congo.

Guido Giavini proviene da una famiglia dove l’arte scorreva nel sangue. Anche i fratelli amavano dipingere, ognuno seguendo la propria ricerca e il personale stile.

Suo maestro è stato per parecchi anni il pittore e amico Attilio Castiglioni, ma Guido poi, come tutti gli artisti, prende altri percorsi con “formule” diverse.
Agli inizi era interessato al disegno, in particolare bianco e nero, tecnica con la quale amava ritrarre le capanne africane. Poi, pian piano l’arrivo del colore, che approfondisce ed esplora con numerosi studi e ricerche. Non a caso, qualche riga sopra si parlava di “formule”. Numerosi infatti gli esperimenti, “ricette” vere e proprie, che creava con l’uso del del ‘polacroil’ (un mix idrosolubile di colori ad olio e acrilico, perfino acquarellabili).
Con questa particolare tecnica Giavini crea atmosfere nuove; la tavolozza si arricchisce e la materia viene esaltata, si ispessisce, donando all’opera una notevole carica espressiva nonché una vera e propria unicità ai lavori.

Nel corso della sua attività sono diversi i filoni ai quali si è dedicato negli anni: dalle figurazioni ad impatto impressionistico degli anni ’50, ai paesaggi d’impronta astratta dove si inizia ad intravvedere, anche se contenuta, una matericità “d’impasto” del colore (1955-1980) che viene spalmato e mescolato direttamente sulla tela . Giavini presenta paesaggi dove fonde ciò che l’occhio percepisce con il colore. Un terzo filone è quello che l’artista produce intorno agli anni ’70 e il 2000 quando l’astrazione, raggiunge la massima matericità (pittoscultura). La pittura si evolve in fenomeno scultoreo. La tela assume consistenza grazie all’uso del ‘polacroil’ applicato in notevole quantità, fino a formare strati movimentati, chiazze di materiale e di colore che si compenetrano gli uni sugli altri. Ma questo, al nostro Giavini, non basta e la semplice stratificazione, subisce un ulteriore intervento. Guido avverte la necessità di aggredire la materia graffiandola e incidendola. Una straordinaria tecnica dove il colore subisce uno sconvolgimento che permette ai colori sottostanti di riemergere. In questa fase, l’artista non disdegna la sperimentazione manuale pura. Le opere di questo periodo possono essere raccolte nella definizione di “reticolo materico”.
Segue, tra gli anni 1995 e 2010 la serie delle acque e degli ori. E’ una nuova fase, predominata dai toni dell’azzurro e del bianco dove spesso la presenza dell’oro simula situazioni impetuose ed instabili. Il ciclo viene associato ad una dimensione onirica anche se le composizioni si presentano più astratte delle precedenti.

Nell’ultimo periodo, tra il 2006-2012 si collocano i “Bassorilievi pittorici”: Giavini apre una nuova prospettiva artistica, applicando alla tela tradizionale un drappo (solitamente di raso o cotone) modellato ad onde e pieghe che vengono irrigidite mediante complessi procedimenti chimici dove il quadro risulta tridimensionale. Pur restando un’opera completamente astratta, si delinea un altro livello percettivo del quadro, più emotiva e fantasiosa soprattutto da parte dell’osservatore.

La mostra sarà dunque occasione di ripercorrere  l’opera di questo artista, che, per chi l’ha conosciuto appariva tranquillo, paziente ma che in realtà nascondeva un animo tumultuoso, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo da inventare, da sperimentare. Lo studio approfondito del colore va oltre al rapporto con la luce e con la superficie del dipinto. Una ricerca, quella di Giavini, concentrata non solo sulla percezione cromatica ma anche su quanto la stessa si definisce sulla materia, sulla forma e sull’impatto con l’osservatore.

L’esposizione a sfondo benefico, che si svolgerà nel fine settimana, potrà essere visitata il sabato dalle 14.30 alle 18.30 e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 18.30. L’ingresso alla mostra, allestita al 1° piano, è da via Pontida ( parcheggio).