Chiara DattolaChiara Dattola

L'ha portata a Milano, nel cuore di quella Milano che Buzzati ha descritto e raccontato, a due passi dai luoghi dove l'impudico amore di Antonio Dorigo si consuma per la cinica, inafferrabile, sconcertante Laide. Ora Chiara Dattola, questa sua creatura itinerante, una mostra di opere a collage intitolata proprio I Volti della Laide, l'ha depositata qui nel cuore invece della sua Varese, nel cuore di Amor di Libro di cui è stata protagonista: presentata in un incontro che centrato a metà sul ricordo del grande scrittore, pittore e giornalista e per metà su questa acquacheta varesina ventinovenne, tanto tranquilla e timida pare quanto energica, creativa, originale nei suoi lavori grafici e pittorici.

La cornice è la mostra, uan ventina di collage; poi la cornice più piccola, servita ad inquadrare il contesto buzzatiano e la matrice della serata. Ottavio Rossani per un breve tratto compagno di strada al Corriere della Sera ha rievocato di Buzzati il talento a tutto tondo in redazione, i mille talenti del giovane i cui borderaux tenuti quando faceva la "guardia al bidone", la tipica gavetta dei primi anni di cronaca, sono diventati cimeli di valore, così come quando inventò, proprio lui, da gran progettista di giornali, il termine La stanza di Indro Montanelli; ma ne ha anche ripercorso il lato umano, quel dichiararsi "un verme" dopo aver scritto un libro così violento e inedito come "Un amore".

I relatoriI relatori

Il poeta e critico Luigi Cannillo ha estratto passi del romanzo e fatto emergere il lato sconcertante della vicenda, paradossale ma anche salvivifico in chiave autobiografica: l'amour fou, contraddetto da ogni evidenza, come antidoto all'emblema, ricorrente qui, come in altre opere, della torre che si erge anche negli ultimi passi del volume: la morte, l'ossessione di Buzzati.

La morte, il mistero, le ombre, l'iperrealismo atipico che si contrappone ad un normale "esoterismo" della parola, alla predilezione del non detto, al lato in chiaroscuro della realtà, e insieme le predilezioni colte, quasi fuori tempo, per una certa cultura francese, gli elementi che secondo il critico dell'illustrazione Ferruccio Giromini hanno fatto apprezzare Buzzati ai giovani delle generazioni anni Sessanta Settanta, ritornano nell'opera di Chiara Dattola.

Ferruccio GirominiFerruccio Giromini

Che incontra e inizia il suo viaggio alla scoperta e in compagnia di Buzzati fin dall'adolescenza con la Boutique del Mistero, poi i libri della biblioteca materna. Fino all'oggi: vivere a Milano, lavorare al Corriere, Buzzati e le sue foto nella redazione di via Solferino, passeggiare nelle vie della Laide. Questioni di sedimentazioni lente, come rileva oggi Giromini, docente di Dattola allo Ied, e che oggi la definisce "giovane artista che ormai assunta una posizione di rispetto nella illustrazione italiana".

In grado non di ripetere Buzzati a memoria, ma di rifare Buzzati secondo uno spirito che sarebbe piaciuto allo scrittore-pittore. Con tanto studio dentro, tanta cultura, art brut, primitivismo, nessuna improvvisazione, tante emozioni, ciascuna legata ad una pagina, senza  dire troppo, lasciando immaginare: il volto della Laide, l'attesa della Laide, la brillantezza, il nero, il tempo, il sozzo, la via, il ballo. La vita della Laide.