B. Bossi, La Mariée à la Grecque. Los Angeles County Museum ofB. Bossi, La Mariée à la Grecque.
Los Angeles County Museum of Art

Gli esordi – Benigno Bossi nacque a Arcisate il 1 settembre 1727. A meno di vent'anni seguì il padre Pietro Luigi, operoso come stuccatore, in Sassonia, al Castello di Huberstburg. Se dal padre apprese soprattutto l'arte dello stucco – e probabilmente fu suo collaboratore -, certamente fu il clima respirato a Norimberga e a Dresda negli anni Cinquanta ad avvicinarlo alla tecnica incisoria. Nella sua Raccolta di teste pensieri e prove d'acquaforte, accanto a incisioni di teste molto più tarde (1738-84), ve n'è una datata 1754 e un'altra Dresdae 1755.

Nel 1757, allo scoppio della Guerra dei sette anni, abbandonò i territori dell'Impero e fece ritorno in Italia soggiornando prima a Milano (una sua incisione rappresentante un frate con barba fluente è segnata Mediolani 1758) e successivamente, dagli anni 1760, nella città di Parma, al servizio della corte ducale. Fu in questo fervido ambiente che iniziò la collaborazione, decisiva nella sua produzione, con l'architetto e incisore Ennemond-Alexandre Petitot (1727-1801), allievo di Soufflot, che nel 1753 era stato nominato sovrintendente delle fabbriche ducali. Petitot fu l'artefice della mirabile e raffinatissima reggia di Colorno nonché originale interprete della tendenza che rilanciava la leggerezza del rococò privandola di ogni artificiosità, rendendola più sobria e ragionevole.

A Parma nel 1759 fu pubblicata la Iconologie tirée de divers auteurs di J.-B. Boudard, per la quale Bossi aveva inciso alcune tavole. Certo è che in quegli anni il Bossi eseguì il trofeo in stucco, su disegno del Petitot, per l'attico della facciata della chiesa di S. Pietro; la collaborazione con il Petitot fu particolarmente fortunata.

La produzione in stucco e pittorica – Nel 1776 Benigno Bossi divenne stuccatore di corte e insegnante presso

Musicians in a Landscape, 1772 après ParmigianinoMusicians in a Landscape, 1772
après Parmigianino

l'Accademia di belle arti. In questi anni fu impegnato ad eseguire lavori in stucco nel Palazzo del Giardino e nel Palazzo della Riserva dove decorò lo scalone ed alcune sale con festoni di grande eleganze. Di notevole interesse nel Palazzo del Giardino la decorazione del soffitto nella cosiddetta Sala degli uccelli in cui si possono ammirare ben 224 specie diverse di volatili. Per i fregi e i medaglioni scelse lo stucco bianco e la tecnica a rilievo mitigando i caratteri secondo lo stile francese diffuso da Petitot. Le decorazioni a festoni, trofei, conchiglie mostrano uno stile sicuro, grazia e vivacità. Negli affreschi monocromi della sala dei Giochi, oggi staccati e conservati alla Galleria nazionale, il gusto neoclassico è preponderante: si tratta di nove scene tratte dal V libro dell'Eneide rappresentanti i Giochi in onore di Anchise. Il Bossi ne ambienta alcune in un vasto paesaggio alberato, popolato di erme, di statue, di obelischi, in cui le figure d'ispirazione parmigianinesca si disegnano con netti risalti e luci fredde; altre, come la Corsa delle bighe, sono ambientate entro sfondi architettonici assai ricchi, di gusto francese.

Nel 1772 il Petitot costruì il piccolo oratorio del Casino di Copermio presso Colorno; nell'interno di esso, sui pennacchi della piccola cupola, sono rappresentati i Quattro Evangelisti in stucco, figure piene di fantasia e di notevole qualità. Un'ipotesi di attribuzione al Bossi, possibile da un punto di vista cronologico, non è per ora sostenuta da documenti certi.

Sicuramente il Bossi lavorò alla chiesa ducale di Colorno, S. Liborio, già costruita nel 1725 ma che il Petitot trasformò di sana pianta. Non sappiamo bene che ruolo avesse il Bossi nella decorazione della chiesa: infatti nei pagamenti per "le Reali Fabbriche di Colorno" appare con

Attribuito, L'Abondance apparaissant à un bergerAttribuito, L'Abondance apparaissant à
un berger (partic.)

i suoi allievi per lavori agli altari, non altrimenti specificati, dal novembre del 1777 al dicembre dell'anno successivo. Gran parte di questi lavori venne probabilmente distrutta nel corso stesso della costruzione. Molti quadri in S. Liborio vengono attribuiti al Bossi: tra questi sicuramente autografa è la replica della pala con la Beata Orsolina Veneri di fronte all'antipapa Clemente VII, eseguita su commissione del duca Ferdinando, per la chiesa di S. Quintino a Parma nel 1786. In questa sua produzione pittorica sembra predominare, più che lo spiccato gusto neoclassico dei monocromi con i Giochi, la maniera contegnosa del Batoni (due quadri del quale erano a Parma dal 1760 circa) e l'influenza del Callani.

Le incisioni – 
Certamente l'attività artistica nella quale ottenne i risultati più lusinghieri fu l'incisione. In particolare egli portò la tecnica dell'acquatinta, sia come procedimento in sé sia associata ad altri, alle più elevate espressioni. Molta parte della sua attività di incisore fu dedicata alle opere del Parmigianino, per cui nutrì un vero culto. Nacque così, prima in tavole sciolte, poi, nel 1772, in volume, la Raccolta di disegni originali di Fra.co Mazzola detto il Parmigianino, tolti dal gabinetto di sua eccellenza il sig.re conte Alessandro Sanvitale, incisi da Benigno Bossi Milanese stuccatore regio e professore della reale Accademia delle Belle Arti, che può considerarsi il suo capolavoro: sono 30 tavole compreso il frontespizio stampate parte in seppia parte in nero. Il Bossi incise altre opere del Parmigianino, del Correggio, del Guercino, del Landonio, già suo allievo, del La Rue. Del Petitot incise, oltre alla Suite de vases tirée du cabinet de Monsieur du Tillot marquis de Felino (Milano 1764), ad alcune tavole per il volume stampato da Bodoni nel 1769 che riporta le Feste celebrate in Parma in occasione delle nozze di Ferdinando di Borbone e Maria Amalia e le vignette del frontespizio delle Pastorelle d'Arcadia, feste campestri, stampato sempre da Bodoni nel 1769, alcuni Caminetti di ispirazione piranesiana e una Mascarade à la Grecque d'après les dessins originaux tirés du cabinet d. le marquis de Felino (Parma 1771), in cui emerge la predilezione per temi quasi umanistici, tra eclettismo, ricercatezza e voglia di stupire: mitologia, emblemi, metamorfosi. Non contento di fare, come incisore, solo opera di riproduzione, intagliò fin dai primordi anche rami di sua invenzione in volumi dai titoli diversi (Raccolta di teste inventate; Fisionomie possibili; Trofei), oltre a molte illustrazioni e frontespizi per libri.

Nelle incisioni di sua invenzione, sia che si tratti di una fantasia mitologica o di una allegoria delle stagioni, sia che si tratti di una "testa" o "fisionomia possibile", l'artista, sciolto da quella preoccupazione, si anima e tende a individuarsi. Anche la produzione delle "teste" e delle "fisionomie possibili" corrispondeva a una moda del tempo, che affondava le radici nella famose deformazioni di Leonardo, ma che nel campo specifico dell'incisione era stata sfruttata specialmente dal Grechetto nel Seicento e dai Tiepolo nel Settecento: gli autori cioè che il Bossi sembra tenere specialmente presenti. Alle teste di maniera, quali di prevalenza venivano prodotte in quegli anni, egli volle evidentemente contrapporre le sue teste dal vero, notevoli per la loro icasticità e puntualizzazione espressiva. Eclettismo dunque il suo, dal Parmigianino al Petitot, fino a Dürer, ma tutt'altro che superficiale, rifuggente sempre dalla volgarità e dalla faciloneria.