Mi sorprende, lasciandomi per un momento senza respiro, la notizia della morte del pittore Giuliano Belmonte.
Io l'ho conosciuto in tempi che sembrano ora lontani, in primis come padre. Un padre attento, presente, partecipe alla vita della scuola così come la sua compagna, la signora Carminella.
Sono stata infatti l'insegnante di Lettere di entrambi i figli del pittore.
Lo ricordo elegante, serio ma anche spiritoso, esigente ed informato. Da lui ho avuto in regalo due acquarelli, un omaggio floreale, infatti rappresentavano FIORI.
Gli avevo detto che amavo i suoi fiori, soprattutto, pur lodando la sua produzione pittorica, realistica, paesaggistica, di una sensibilità autentica, non tradizionale né nella scelta del soggetto né dell'angolo di visuale.
Ma i fiori, a mio parere, avevano qualcosa di più: semplicità, essenzialità, velocità di esecuzione che l'acquarello ben rendeva nella loro poesia.
Infatti i miei fiori sono semplici, quotidiani. Un cespo di ranuncoli prataioli, sinfonia di gialli e di verdi e bianche campanule emergenti da una siepe scura. Pochi tratti di disegno, essenziali, poi acquarello trasparente e chiaro.  Grande gusto, equilibrio, poesia.
Grazie, sign. Belmonte.
Ed ai figli ed alla moglie vorrei dedicare con affetto poche righe di una grande poetessa… che di lutti ben s'intendeva:

Non dire.
Non dire mai che è morto, non dire
"era, diceva..". Le tristi parole
non servono che a farlo sprofondare
ancor di più nella terra.
Muoiono veramente quelli solo
che vai dimenticando. A poco a poco
tace la voce che t'innamorò,
sul viso scende un logorio sfinito
di ceneri e penombre. Quella è morte.
Quella è morte davvero e senza alcuna
speranza.
(D. Menicanti)