Con il garbo e la sapienza di un raffinato narratore, Tommaso Panozzo, si pone idealmente al nostro fianco conducendoci “Sulle tracce della Rimini di Fellini”.
Nell’itinerario scandito dall’autore, la storia del Maestro si intreccia con quella della sua città natale, dai momenti sociali, politici e di costume che portano la città romagnola da signorile località balneare di fine Ottocento, sino alla familiare massificazione turistica favorita dalla propaganda fascista.

L’infanzia di Fellini scorre tra l’assidua fedeltà al Corriere dei Piccoli dove trarrà dalle tavole di Augusto Rubino la predisposizione per il disegno che da adulto, come sottolinea l’autore, “risulteranno molto importanti nella preparazione dei suoi film”.
A fronte dell’esuberanza dell’inseparabile amico Titta Benzi, Fellini manifesta timidezza, isolandosi in silenti meditazioni.

Insofferente a qualsiasi forma di ordine costituito definirà il fascismo “Ignoranza dei problemi reali, rifiuto di approfondire (per pigrizia, pregiudizio, comodità, presunzione) il proprio rapporto individuale con la vita. E in più vantarsi di essere ignoranti, cercare di affermare se stessi o il proprio gruppo non con la sola forza dell’esperienza e della cultura, ma con millanteria e falsificazione”. Neppure il Re fu risparmiato dalla sua ironia, arrivando a definirlo “un coniglio”, e di questi imitava le smorfie creando ilarità tra gli amici.

L’addio tra Rimini e il regista avvenne nel 1939. La vita di provincia stava stretta all’esuberanza giovanile di Fellini. Ne “I vitelloni”, Moraldo, alter ego del regista, in una fredda mattina sale sul treno per Roma ripetendo come una dolente litania, al giovane fattorino che gli chiede quando ritornerà, “non lo so, non lo so”.
Da qui inizierà il tormentato rapporto tra il regista e la sua città d’origine magistralmente scandito da Tommaso Panozzo che con sapienza ne definisce gli aspetti intimi, sociali e di cronaca, spiegando la ritrosia di Fellini nel presenziare a Rimini a fronte dei riconoscimenti a lui dedicati sino all’infausta riuscita del “Fellini’s day”.
Fu la convalescenza dovuta ad un complicato intervento per aneurisma a ricondurlo nella suite del Grand Hotel messagli a disposizione, vita natural durante, da Marco Arpasella, in seguito al successo mondiale di Amarcod.

Ad aprire l’itinerario dei luoghi cari al Maestro concorre “passeggiando per Rimini con Federico”.
Con misurata cadenza Panozzo pare prenderci per mano e da raffinato padrone di casa condurci nei luoghi reali e immaginati dal regista.
Si va dalla casa natale, al Grand Hotel, dal Kursall alla spiaggia, dal cinema Fulgor fantastico crogiuolo dell’immaginario, alla casa di Titta, sino alla stazione luogo estremo tra la vita reale e il sogno che ha portato Fellini ad ottenere cinque premi Oscar e a essere considerato tra i maggiori registi della storia del cinema.

A consacrare la figura del Maestro concorre un Museo diffuso su tre spazi: Castel Sismondo, Palazzo del Fulgor e Piazza Malatesta.

PROMEMORIA: I LIBRI SI ACQUISTANO IN LIBRERIA

Tommaso Panozzo – “Sulle tracce della Rimini di Fellini” – Panozzo Editore, pp. 71, Euro 8.

Mauro Bianchini