Qui, sull’isola di Amantani, un puntino immerso nell’immenso blu denso del lago Titicaca, a quasi quattromila metri di quota, pare che i conquistatori Spagnoli non siano mai arrivati. Sembra che il tempo si sia fermato al 1400 d.C., infatti la Signora Ilaria, che ci ospita per la notte, appartiene all’etnia Aymara e quindi parla solo la lingua Quechua, pochissimi vocaboli in spagnolo. Qui non ci sono orologi. Né appesi alle pareti della povera cucina, né al polso della signora. Nel paese, nemmeno un campanile. Ovvio: il Cristianesimo non è arrivato fino a queste terre. Perciò, a parte noi naufraghi, tecnicamente, nessuno sa che ore sono.

Tutto è regolato dal sorgere e dal tramontare del sole, i pasti, il lavoro, il gioco, il riposo… Niente appuntamenti imprescindibili, niente urgenze inevitabili e nemmeno imperdonabili ritardi.

Mentre la signora spadella animatamente per prepararci la cena, le chiedo, cercando di farmi capire un po’ a gesti, quando dovremo essere pronti, l’indomani mattina, per prendere la barca del ritorno. Dopo un po’ capisce e mi risponde “Quando siete pronti, si parte!”.

Esercizio di stile: non mettiamo la sveglia.

Senza alcun problema, il mattino seguente, siamo ridestati da un cocktail di voci-di-galline-luce-del-sole-pentole-acqua-della-fontana-qualcuno-aggiusta-il-tetto-a-martellate, giusto in tempo per la colazione e per raggiungere il piccolo porticciolo dove ci aspetta, silente, l’imbarcazione che placidamente ci riporterà, in 4 ore, alla realtà.

E’ così incomprensibile?

Un mondo senza tempi (e senza tempo) è possibile.

 

 

 

 

 

 

 

Piccolo Moony con la signora Ilaria, 42 anni.
Isola di Amantani, Regione di Puno, Peru,