“Il giovane cammina veloce ma l’anziano conosce la strada” è un altro proverbio wolof che mi ha fatto pensare al fatto che nel nostro mondo gli anziani non vengano più considerati per la loro saggezza. Abbiamo perso l’idea che a un certo punto della propria vita dobbiamo metterci a insegnare l’esperienza che fino ad ora hanno accumulato. E i giovani d’altro canto faticano spesso ad avere l’umiltà di apprendere da chi forse ne sa più di loro.

Vi propongo ora un brano tratto da “Un albergo a mille Stelle”, Aporema Edizioni, dal titolo “Teranga”. E’ un racconto reale di un incontro che mi ha insegnato molto. Per questo motivo lo riporto con piacere, sperando che possa in qualche modo far riflettere anche voi.

Buona lettura!

Polverosa frenata. La porta del nostro pulmino sgangherato si apre e dai gradini compare Alì, con in mano un pezzo del radiatore della sua auto. Siamo a settanta chilometri da St. Louis, la prima città che può quasi fregiarsi di questo nome dopo il deserto della Mauritania. Mamadoù, il nostro conducente, appena ha scorto la vettura in panne, ferma sul ciglio della strada, ha inchiodato il bus e ha convinto il povero Alì ad accettare un passaggio. Gli offriamo un po’ di cibo e lui ringrazia stringendoci le mani una a una, come non mai ho visto fare. Al momento non ha altro modo per sdebitarsi, ma ci fa intendere che gli piacerebbe ospitarci tutti nella sua casa sull’oceano, a Warang, la prossima volta che passeremo da queste parti. Non so quanto tempo Alì impiegherà per farsi aggiustare il radiatore. Non so nemmeno come riuscirà a ritrovare il punto esatto della savana dove l’auto lo ha mollato, ma sembra sereno e sorride alle mie domande.

La cosa più bella che c’è in Africa è il tempo.

Nella lingua Wolof si usa il termine “Teranga” per definire ciò che si offre all’ospite, che lui dovrà contraccambiare, quando e come potrà.

Sulle strade dell’Africa, 14 agosto 2012

Ivo Stelluti,

Il Viaggiator Curioso