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Temporale in piena estate – La nostra migliore università pubblica è al 173 posto nella graduatoria dei migliori atenei del mondo; secondo il World Economic Forum, nel 2007 l'Italia si colloca al 46 posto nella classifica mondiale della competitività. È arrivato come un temporale in piena estate. Stiamo parlando del Rapporto Annuale di Federculture: "Creatività e produzione culturale. Un paese tra declino e progresso", una lucida e completa analisi su un argomento tanto dibattuto quanto scarsamente conosciuto: la relazione tra creatività e produzione culturale. Il ritratto che ne deriva non è dei più rosei: in Italia, evidenzia Federculture, chi conta veramente sono coloro che si sforzano di apparire giovani nonostante l'età, coloro che continuano a detenere il potere decisionale senza fare spazio alle nuove generazioni (per esempio nelle università, dove i professori sotto i 40 anni rappresentano solo il 17 per cento del totale). La società appare chiusa, scarsamente democratica, poco aperta alle idee e ai cambiamenti.

Un muro per Michelangelo – Il collasso della valorizzazione dei giovani talenti e il sottofinanziamento cronico della cultura bruciano uno straordinario patrimonio di intelligenza. In Italia occorre quotidianamente fare i conti con politiche culturali di breve respiro, combattere per affermare l'idea che la cultura costituisce un fattore di crescita, sviluppo e competizione, non solo una voce di spesa o un di più accessorio. Ma quel che è peggio – secondo Federculture – è che si sta consolidando la percezione diffusa che l'Italia non è un Paese per i "migliori". Ogni anno fuggono dall'Italia quasi 6.000 "cervelli", 6.000 promesse. "Michelangelo diventò un grande artista perché aveva un muro da affrescare, e io in Italia non avevo un muro": questa amara dichiarazione di Riccardo Giacconi, premio Nobel per la Fisica nel 2002, trasferitosi negli Stati Uniti, conferma una tendenza che a tutt'oggi non accenna ad arrestarsi.

Palazzo Litta, sede regionale del Beni CulturaliPalazzo Litta, sede regionale del Beni Culturali

L'affanno dei numeri – L'aveva già messo nero su bianco lo storico dell'arte Jean Clair, ammonendo che "la deriva mercantile trasforma l'arte in spettacolo e i musei in luna park". L'analisi di Federculture passa in rassegna anche i musei: oggi il problema dell'offerta culturale non è quello della quantità di eventi, spettacoli o mostre che vengono realizzati. Piuttosto, il vero nodo è la loro qualità e l'utilità sociale che generano. Da un ventennio si assiste a una rincorsa ossessiva verso perverse statistiche e analisi sul numero dei visitatori alle mostre e ai musei, dove la cultura rischia di essere una nuova moda di consumo. Spesso si combatte tra istituzioni e organizzatori di eventi per accaparrarsi le maggiori presenze a inaugurazioni di stagioni artistiche e vernissage, non di rado sovrapposte tra loro. Troppo spesso, amministratori e direttori di musei, assessori e media sono più attenti ai consumi, non importa se massificati, che alla produzione culturale come valore in sé.

La serra dei giovani talenti – Sembra avviata un'inversione di tendenza: è destinata a giungere al traguardo la stagione che legittimava la produzione di eventi culturali solo attraverso il parametro dell'affluenza del pubblico o il prevalere della logica dell'evento spettacolare, piuttosto che dell'attenzione educativa finalizzata ad arricchire, conservare e trasmettere la memoria artistica alle nuove generazioni. Ciò che importa sono i fermenti vitali. Conoscenza, entusiasmo ed innovazione vanno di pari passo e sono contagiosi: le città d'arte che hanno attivato progetti permanenti per la gestione della cultura, sono state ripagate con risultati molto positivi. Il talento e l'eccellenza nascono e si sviluppano in un contesto favorevole, mai isolatamente: la prima forma di innovazione di cui l'Italia ha bisogno, secondo Federculture, non è la confusione imperante tra le priorità e i problemi secondari, ma l'incentivo e lo stimolo alla riflessione, alla creatività del pensiero e dell'arte.

Nuoce gravemente all'ignavia
– Eccellenze da osannare ed emergenze da nascondere: questo slogan sembra riassumere una pericolosa situazione in atto nel nostro Paese sui temi della creatività e del talento. Che sono indicatori del livello di sviluppo (non solo culturale), del processo di rinnovamento necessario ad evitare il declino, ma troppo spesso ostacolato da una patina di insipienza e di accidia istituzionale e sociale. Si tratta di un tema prismatico per le sue articolate conseguenze e che investe anche la ricerca e l'istruzione. Anche per la nostra Provincia, la grande opportunità è ormai alle porte: il 2009 sarà, infatti, "Anno europeo della creatività e dell'innovazione".