Il celebre affresco di Simone Martino, Assisi, Basilica InferiorIl celebre affresco di Simone Martino,
Assisi, Basilica Inferiore

11 novembre, festa di San Martino di Tours, conosciuto ai più per il gesto di carità con cui viene rappresentato, cioè la condivisione del proprio mantello ad un povero infreddolito. Un santo dalla vita avventurosa, ricca di viaggi in un'epoca poco tranquilla nella storia dell'Europa, il IV secolo d.C, l'epoca delle invasioni, quando le persecuzioni contro i Cristiani erano da poco cessate.

Tante fonti per il santo – 
Parecchi sono i biografi che si sono dedicati alla vita di S.Martino, primi fra tutti Sulpicio Severo e Venanzio Fortunato. Figlio di un soldato arruolato nell'esercito romano, Martino nacque in Pannonia in una città chiamata Salaria. Poi la famiglia si trasferì in Italia a Ticinum, dove il giovane Martino visse fino ai quindici anni e dove probabilmente si avvicinò al Cristianesimo.

La forzata carriera militare – 
Appena quindicenne Martino venne arruolato nell'esercito sebbene volesse vivere in solitudine dedicandosi alla preghiera. Fu addirittura ammesso a far parte della guardia imperiale, un gruppo di soldati scelti che avevano il compito di scortare l'imperatore. La guardia imperiale si stabilì ad Amiens, in Gallia, dove Martino trascorse la maggior parte della sua vita, distinguendosi per la condotta irreprensibile e l'umanità.

Il gesto del mantello – 
Proprio ad Amiens intorno al 335 avvenne il gesto del mantello: durante un inverno freddo, Martino incontrò un povero, mezzo nudo; ne ebbe compassione e decise di donargli metà del mantello. La notte seguente, in sonno, il santo vide in sogno Cristo, vestito con quella parte del mantello donata al povero. Da lì a tempo, Martino ricevette il Battesimo.

La vita ascetica – 
Terminati i venticinque anni del servizio militare, il santo decise di dedicarsi definitivamente alla vita ascetica. Si recò a Poitiers, attirato dalla personalità di Ilario, vescovo della città, fiero avversario dell'eresia all'epoca più diffusa, l'arianesimo. Martino venne avviato al sacerdozio e prima di chiudersi nella preghiera, ritornò in patria a salutare i genitori ormai anziani, in un viaggio complicato, ricco di insidie, ladri, briganti, addirittura il diavolo in persona cercò di fermarlo, ma inutilmente.

Dalla Gallinara a Ligugè – 
Di ritorno dall'Ungheria, dopo
una sosta a Milano, Martino decise di mettere in pratica il suo eremitaggio e trovò un'isola poco lontano da Alberga, Gallinara, disabitata. L'esperienza qui durò poco, Martino rischiò la morte per aver mangiato erbe selvatiche. Decise di ritornare in Francia, dal proprio maestro e si stabilì a Ligugè, per vivere da eremita.
Intorno a lui si raccolsero altri discepoli e si formò una comunità dedita alla preghiera. Molti i miracoli di Martino in questo periodo, fra cui la resurrezione di due uomini.

Vescovo di Tours – 
Dopo la morte di Ilario, si rese vacante la cattedra episcopale di Tours. Fu la folla a invocare Martino vescovo della città, proprio come era successo a Milano ad Ambrogio. E proprio come Ambrogio Martino non volle accettare e si nascose in una aia, fra le oche. Ma il loro starnazzare rivelò il suo nascondiglio e quindi dovette accettare la cattedra vescovile.

La funzione di evangelizzazione – 
L'episcopato di Martino si caratterizzò per le continue peregrinazioni nelle campagne, per diffondere il Cristianesimo là dove non era ancora giunto. Martino condusse un'azione decisiva, distruggendo i templi pagani, spesso incappando

Una scultura con l'iconografia tradizionale del SantoUna scultura con l'iconografia
tradizionale del Santo

nell'odio dei contadini. Dove giungeva Martino, venivano erette chiese ed oratori, con imponenti campanili.

La morte – 
Martino morì nel 397 a Candes, un piccolo villaggio in cui era stato chiamato a risolvere una disputa sorta all'interno del clero. Sulla sua sepoltura a Tours, venne eretto un santuario, che divenne meta dei pellegrinaggi da tutta Europa.

Il culto – 
Il culto del Santo si diffuse velocemente, le fonti ricordano che alla fine del XIII secolo a Milano esistevano circa 130 chiese dedicate a Martino. Il suo culto ebbe un grande successo soprattutto nel mondo contadino, di cui divenne il Santo più autorevole. Il giorno 11, ricorrenza dei suoi funerali, era considerato la fine dell'anno vecchio e l'inizio dell'anno nuovo.

Arcaici riti campestri – 
Il giorno di S.Martino segnava così la fine dell'anno lavorativo, la scadenza dei contratti di lavoro, il giorno scelto per i traslochi. Addirittura da questa ricorrenza si apriva il periodo dei matrimoni ed è rimasta l'espressione "A San martin se sposa le fiole del contadin". Dalla festa di San Martino prendeva avvio l'inverno, e quindi la lunga fase lontana dai campi, dedicata al riposo e ai lavori artigianali.

San Martino e il vino – 
Proprio nei primi giorni di novembre, nel mondo contadino di una volta, si beveva il vino novello "A San Martin ogni mosto xe za vin". Ancora oggi questa tradizione sopravvive: vicino ad Otranto nei giorni precedenti il giorno 11 novembre si organizzano, sagre, convegni per proporre il vino nuovo. Esiste fra l'altro un'altra iconografia del santo, più popolare, che lo rappresenta come ubriaco nell'atto di dare bastonate.

Il caso di Scanno – 
A Scanno, vicino all'Aquila, la festa di San Martino viene festeggiata con il falò delle Glorie, ovvero tre pire di legno, accese al tramonto in tre contrade. Durante la festa con musica, canti e vino, i ragazzi si tingono il viso con il nero della fuliggine prima di cominciare a ballare intorno al fuoco, facendo rumore con pentole e campanacci. Probabilmente nel culto di Martino sono confluite credenze legate al mondo contadino.