Varese La mostra Luigi Russolovita e opere di un futurista, di recente inaugurata al Mart di Rovereto, riscopre a tutto campo una delle figure più interessanti e poliedriche del Futurismo. L'occasione specifica di tale approfondimento nasce dall'acquisizione del Fondo Russolo, nel 2004, all'Archivio del 900 costituito presso il museo, ridisegnato grandiosamente dall'architetto ticinese Mario Botta. Non poteva essere che così, stante la cospicua produzione teorica, più o meno sistematica, dell'artista, che non fu soltanto pittore ma, spirito curioso e versatile, noto soprattutto per l'invenzione e la sperimentazione degli intonarumori.

Se della musica futurista è lecito parlare, campo creativo tra gli altri nel quale il Futurismo smaniava di innovare e provocare, è perché la si associa soprattutto ai marchingegni progettati da Russolo: ululatori, gracidatori, frusciatori, crepitatori capaci di riprodurre meccanicamente i suoni della natura e della società moderna. La mostra di Rovereto e il relativo catalogo affrontano per lo più l'evoluzione della pittura di Russolo dagli inizi simbolisti testimoniati anche dallo splendido corpus delle incisioni, alla tarda maniera dall'artista stesso definita classico-moderna, attraverso la più nota stagione futurista al fianco dei veri grandi pittori del movimento, tutti chiamati a raccolta.

Ma laddove Russolo è più originale, con intuizioni davvero geniali, è nel campo della ricerca di strumenti e di effetti sonori nuovi, affidati agli intonarumori. L'esposizione dà conto della personalità poliedrica di Russolo, attingendo dal fondo l'abbondante materiale iconografico e pubblicistico che il Futurismo utilizzò come arsenale per imporre le sue visioni. Ma nella completezza della documentazione qualche piccola falla si nota.

Lo conferma la visita fatta presso la Fondazione Russolo-Pratella, operante a Varese dal 1979, creatura di Gian Franco Maffina e Rossana Maggia che ne hanno gelosamente conservato il nome e diffuso l'attività a livello internazionale. Come mai una fondazione che esplicitamente si richiama ai nomi di Russolo e Pratella, i Dioscuri della musica futurista, depositaria di una parte del fondo rimasto presso gli eredi Russolo a Cerro di Laveno, non è stata coinvolta in una manifestazione come quella del Mart, che si dichiara esaustiva e ricapitolativa rispetto alla vicenda creativa dell'artista?

Rossana Maggia, anima della fondazione, risponde, non prima di avere rivendicato alla fondazione e agli studi del marito, le pubblicazioni più importanti su Russolo, le mostre didattiche, le conferenze, gli eventi, i concerti per far tornare a vivere gli intonarumori, per tacere del Premio internazionale di musica elettroacustica, ospitato a Varese sino al 2003.
“Non siamo stati contattati da Rovereto, dai curatori della mostra, forse perché si occupa per lo più del Russolo pittore, mentre noi abbiamo portato avanti il discorso sull'intellettuale dalle sottili e sorprendenti intuizioni, ideatore degli intonarumori e anticipatore per certi versi della musica elettroacustica del Novecento”.

La mostra (curata da Anna Gasparotto e Franco Tagliapietra) ha fornito l'occasione di studiare il fondo e di esporlo nei suoi pezzi forti: ma a Varese è rimasto lo stupefacente piano enarmonico costruito da Luigi Russolo; così come si evince dalla trascrizione integrale in catalogo l'importanza fondamentale della lettera di Russolo a Pratella sugli intonarumori, del 1921, conservata presso la fondazione varesina, ma non esposta al Mart e nemmeno richiesta agli attuali depositari, secondo la versione dei coniugi.

Una versione che tuttavia viene smentita dal Museo di Rovereto. Più di una richiesta di prestito è effettivamente partita dal Mart alla volta di Varese, ma da via Bagaini, sede della Fondazione, nessuna risposta. Una volta per il numero civico errato…La seconda volta non si conosce il motivo. Fatto sta che gli originali della lettera di Russolo a Pratella, l'ancora inedito Dialoghi tra l'Io e l'Anima del 1946, L'Ottava di pianoforte, alcune lettere, dense di contenuti musicali e teorici scritte da Russolo, un unicum di un disco degli anni Dieci che vede presente anche il fratello di Luigi, Antonio Russolo, direttore d'orchestra, sono rimasti a Varese, con non poco disappunto dei curatori che si sono visti privati di materiale in alcuni casi non sostituibile dal pur ricco lascito dell'archivio presente in Museo o da altri prestiti.

Eppure la piccola ma qualificata istituzione varesina ha prestato documenti e strumenti in alcune importanti occasioni espositive e ancora oggi dialoga con importanti istituti; da ultimo è presente con due biglietti autografi all'esposizione dedicata al compositore Edgard Varèse, attualmente in corso a Basilea. Al Mart sono esposti anche una serie di intonarumori, alcuni ricostruiti per l'occasione dallo specialista veneziano Pietro Verardo, il quale è stato collaboratore dei coniugi Maffina, depositari a loro volta di ben sei intonarumori realizzati dal nipote di Luigi Russolo secondo le indicazioni del brevetto originale, risalente al 1914 e custodito in originale presso la stessa fondazione.

Luigi Russolo, artista propositivo ma discontinuo, ha ottenuto con quest'ultima mostra di Rovereto un riconoscimento sacrosanto delle sue molteplici qualità e un giusto collocamento nell'avventura futurista e nella dimensione europea della sua ricerca rumorista. Egli trascorse nella pace di Cerro l'ultimo quindicennio della sua vita, volutamente appartato e dedito a un vago spiritualismo forse dettato dagli umori e dalle luci del lago. Sepolto a Laveno, fu riscoperto negli anni 70 nel contesto provinciale di Varese e lì rimase non dimenticato ma negli anni riproposto, non al grande pubblico ma agli specialisti, dalla Fondazione Russolo-Pratella, specificatamente nella più originale delle sue intuizioni: l'intonarumori. L'odierno rumore di Rovereto, felice e potente, dal prossimo autunno udibile anche presso la Estorick Collection di Londra, dove la mostra si trasferirà, non può cancellare il fruscio piccolo ma tenace di Varese. Purché il fruscio non si attenui e diventi silenzio/ .