Nuova Delhi, sotto un ponte enorme, lungo una strada soffocante di polvere e traffico: non proprio il posto ideale per un albergo, ma era l’unico ad avere una camera libera per la nostra ultima notte indiana.
Lasciati i bagagli in stanza, la mia compagna ed io andiamo alla ricerca di cibo: dopo dodici giorni di saporite specialità locali, una pizza non ci starebbe male.
Sotto l’arcata sinistra del ponte, scontornati dalla luce fioca e giallognola dei lampioni, scorgiamo alcuni risciò.
Già da vari metri di distanza, i conducenti ci circondano con i loro sguardi sgualciti ma pieni di dignità, cercando di convincerci a gesti che il loro è il mezzo di trasporto migliore di tutta la città. In realtà non siamo molto dell’idea di provare questi coloratissimi tricicli arrugginiti perché ci pare un’ingiustizia che i guidatori debbano sopportare il peso dei turisti e trascinarli per le strade piene di buche. Ci lasciamo invece convincere dai fieri sorrisi di questi uomini e dal fatto che sicuramente con loro faremo le ultime stupende foto del viaggio.
Scegliamo il risciò meglio decorato, ingaggiamo il pilota senza concordare il prezzo e partiamo traballanti per il tour fotografico. Dopo un brevissimo giro, rubati gli ultimi scatti, chiediamo all’autista di farci scendere.
Viene il momento di pagare: abbiamo parecchie Rupìe avanzate, tra poche ore saremo in aeroporto e così, senza contarle, le consegniamo tutte nelle mani dell’uomo che ci ha accompagnato. Ringraziamo e ci incamminiamo verso l’albergo. Lui, incredulo, ci guarda, ci richiama indietro, esamina i soldi, li fa passare più volte tra le mani, ciondola la testa, rivolge gli occhi al carretto e ai suoi compagni, rimasti seduti a contemplare la scena all’angolo della strada.
Erano solo pochi spiccioli ma per lui forse rappresentavano il guadagno di un mese.
Lo scorgiamo avvicinarsi ai suoi colleghi senza esitazione e distribuire loro, con solennità, un po’ per ciascuno, tutte quelle banconote stropicciate.

 

Il Viaggiator Curioso,
New Delhi, India,
26 agosto 2011.