Alberto Garlandini, Pres. ICOM ItaliaAlberto Garlandini, Pres. ICOM Italia

L'appello, leggibile anche su www.ripartiredallacultura.it è stato proposto a livello nazionale da Associazione Italiana Biblioteche, Associazione Nazionale Archivistica Italiana, l'International Council of Museums (ICOM) Italia, l'Associazione Bianchi Bandinelli, il Comitato per la Bellezza, Federculture, Italia Nostra, Legambiente ed è sostenuto, tra gli altri, da AMACI, ANML, ANCI, AASOTECNICI.

La crisi economica e la conseguente riduzione dei finanziamenti stanno mettendo a dura prova l'esistenza di molte istituzioni culturali, con gravi conseguenze sui servizi resi ai cittadini, sulle condizioni di lavoro e sul futuro di molti giovani specificatamente preparati ma senza possibilità di riconoscimento professionale. Questa situazione congiunturale è aggravata dalla crisi di consenso che colpisce la cultura, che una parte notevole della classe dirigente – pur dichiarando il contrario – di fatto considera un orpello inattuale, non un elemento essenziale di una coscienza civica fondata sui valori della partecipazione informata, dell'approfondimento, del pensiero critico.

Noi rifiutiamo l'idea che la cultura sia un costo

Pier Luigi Sacco, Prof. Economia Politica IULM MilanoPier Luigi Sacco, Prof. Economia Politica IULM Milano

improduttivo da tagliare in nome di un malinteso concetto di risparmio. Al contrario, crediamo fermamente che il futuro dell'Italia dipenda dalla centralità accordata all'investimento culturale, da concretizzare attraverso strategie di ampio respiro, accompagnate da interventi di modernizzazione e semplificazione burocratica. La nostra identità nazionale si fonda indossolubilmente su un'eredità culturale unica al mondo, che non appartiene ad un passato da celebrare ma è un elemento essenziale per vivere il presente e preparare un futuro di prosperità economica e sociale, fondato sulla capacità di produrre nuova conoscenza e innovazione più che sullo sfruttamento del turismo culturale.

A chi si candida a governare l'Italia e, nello specifico del nostro caso, la Lombardia, i promotori e i firmatari dell'appello chiedono di rifiutare l'idea che la cultura sia un costo improduttivo da tagliare per tornare invece ad investire su di essa come valore pubblico in grado di produrre comprensione del presente e sviluppo, ponendo così le basi per un futuro di presperità economica e sociale.