Riccardo FocacciRiccardo Focacci

Riccardo Focacci ci confida di avere tre "lavori": è tatuatore, artista e soprattutto un premuroso papà. Tutti impegni, che poi sono piaceri, a cui lui si dedica con grande passione e costanza. Le sue opere esposte a Palazzo Borghi ci accolgono prorompenti, cariche di rossi aggressivi che trasmettono forza ed energia, non certo inquietudine. Poi, se ci si avvicina, si può scoprire che queste nascondono oggetti di ogni genere: pennelli, bottiglie, lettere dell'alfabeto e chissà che altro. Sono letteralmente ricoperti dallo smalto rosso, una copertura esterna, quasi a mascherare la vera interiorità dell'opera. E poi c'è la resina, che copre tutto come glassa, come gelatina. Ma se la tocchi è dura come una roccia, forte come una corazza.

Come hai iniziato?
"Ho studiato al liceo artistico, poi da autodidatta sono diventato tatuatore. Ho un negozio da tredici anni e sono molto soddisfatto perché grazie a questo lavoro ho avuto molti riconoscimenti. Fare tatuaggi però non mi permette di esprimermi liberamente, certo è comunque un lavoro creativo, ma sei sempre legato (chiaramente) dalle scelte del committente. Con l'arte è diverso. Io creo le mie opere per me stesso, esprimo i miei sentimenti e le mie emozioni, non mi interessa fare qualcosa che piaccia agli altri".

La mostra a Palazzo BorghiLa mostra a Palazzo Borghi

Perché una mostra itinerante?
"Da tempo avevo in mente di fare mostra, questa a Palazzo Borghi è il risultato di sei anni di studio e sperimentazione; anche se le opere esposte sono state create in poco più di un mese. Un grande aiuto mi è stato dato dal Caffe dei due galli, locale aperto da poco in centro a Gallarate, che si è offerto di sponsorizzarmi; per seguire la parte organizzativa della mostra invece ho contattato Fabrizio Galli. La collaborazione con questo curatore non è nuova; avevo già esposto in collettive seguite da lui alla On the road art Gallery qualche anno fa. Dopo anni di fatica e di continua ricerca credo ci siano i presupposti per per far sì che questa mostra sia itinerante. Inoltre credo sia più facile far apprezzare la mia arte nella città dove vivo e lavoro e dove tutti mi conoscono; mi interessa invece capire come le mie opere vengono percepite ed accolte al di fuori dal panorama strettamente gallaratese".

Particolare di un'opera di FocacciParticolare di un'opera di Focacci

Come è nata la passione per la resina?
"E' nata una decina di anni fa: in una bancarella di un mercatino sono rimasto colpito da un fermacapelli fatto di tante matitine una accanto all'altra tenute insieme da una sostanza trasparente che a prima vista mi sembrava plastica. Incuriosito ho fatto delle ricerche ed ho scoperto che quel materiale non era plastica ma resina. Da quel momento ho iniziato a sperimentare i diversi usi di questo materiale; purtroppo i primi risultati sono stati pessimi, inoltre non potevo sbizzarrirmi più di tanto perché la resina è un materiale molto costoso. Così, facendo diverse ricerche, ho incontrato un'importante azienda in italia che produce resina, che mi ha permesso di sperimentare al meglio dandomi la possibilità di  utilizzarne grandi quantità".

Il rosso è il colore predominante, quasi assoluto direi, nelle tue opere. Perchè questo colore?
"Perché è un periodo per me di grande passione per l'arte".

E in effetti Riccardo mette passione in tutto ciò che fa. "Se una cosa mi piace la scopro – confida – non ho mai studiato l'arte semplicemente per poter essere sicuro di saper gestire una conversazione colta su questo tema. Io studio gli artisti che mi interessano, cerco di capirli e approfondisco le tecniche che utilizzano, poi cerco di mettere in pratica quello che imparo".

Su cosa ti stai concentrando ora?
"Sto avvolgendo si resina materiale organico, tipo fette di salame o uova. Mi appassiona l'idea che inglobate nella resina non abbiano più contatto con l'aria".