Capestrano I, 2003, ferroCapestrano I, 2003, ferro

Compensazione – Non è la prima volta che il Museo Vela – una delle più qualificate gipsoteche d'Europa, custode dei modelli in gesso di Vincenzo Vela (1820-1891) – si apre al contemporaneo, in un salutare discorso di compensazione rispetto alla collezione permanente di opere ottocentesche. Anche nella scultura, la strada percorsa nel Novecento ha dell'incredibile, se confrontata alla statuaria, ma attenzione alle apparenze.

La resa del ferro – Nel caso di Paolo Bellini, lo scultore nativo di Mendrisio e studente a Brera con Marino Marini e Alik Cavaliere, l'uso ormai ventennale del ferro non deve ingannare. La sua opera scultorea, anche quella degli ultimi anni esposta all'aperto a Ligornetto, non è pesante, non esprime la forza della materia ferrosa. Se trascendere l'intrinseco carattere della materia è un valore, Bellini ci è riuscito appieno.

Tarasque, 2006, ferroTarasque, 2006, ferro

Lamine e patine – Lo scultore si serve del ferro di ricupero per la sua qualità superficiale, di lamina e di linea, quest'ultima costituita dalle magistrali e delicate saldature. Il ritmo dei piani in gioco per lo più è bidimensionale, al più bifrontale, ma quasi nessuna opera assume una qualità veramente spaziale e volumetrica. Il fatto poi che il ferro sia patinato, rugginoso ad arte, rende il risultato ancora più estetizzante e raffinato, assai lontano dalla brutalità industriale e metallica correntemente associata al ferro.

Letteratura – Il processo di snaturamento del ferro si compie nei molti riferimenti, che i titoli rivelano, rivolti alla mitologia, a libri e a personaggi famosi, talora con un effetto ironico che rende la scultura di Bellini ancora più lieve: un paradosso giocoso. Ma il "racconto" in scultura è un'insidia, così come la teatralità, insita nell'assemblaggio e interazione di elementi diversi come disposti su una pedana, ha un effetto scenico che raramente è anche "plastico".

Atlante, 2005, ferroAtlante, 2005, ferro

Fraintendimento – Insomma, a nostro avviso la scultura di Bellini è un fraintendimento ripetuto della materia ferrosa, piegata al disegno nello spazio e alla citazione metaartistica. Operazione da virtuoso, di grande difficoltà esecutiva e di indiscutibile qualità estetica. Da talentuoso e coscienzioso rabdomante del ferro, di cui disconosce la più vera e fiera natura.

Affollamento – Allestire la scultura all'aperto è quanto di più difficile esista, per gli infiniti punti di vista, per l'assenza di fondali fissi, per la luce e l'aria che "fondono" la visione dell'opera. Trentadue opere di medio, grande e monumentale formato sono forse troppe, anche per gli spazi aperti ma circoscritti del parco del Museo Vela. Inoltre, la scelta di raggrupparle per dimensione crea un effetto di inevitabile ridondanza.


Impegno – La mostra in questione è stata sotto tutti i punti di vista un impegno che pochi musei oggi possono permettersi, e il Museo Vela, di proprietà della Confederazione Elvetica, si conferma istituzione di altissimo livello. Il colpo d'occhio sulle sculture nel verde del parco è magnifico, l'artificio metallico restituisce sensazioni uniche a contatto con la natura.

Frontiera – La scultura è la vera frontiera del discorso artistico di oggi, compresa la "bella" maniera, tutta profili, di Paolo Bellini.

Paolo Bellini – Opere recenti
a cura di Gianna A. Mina
dal 3 giugno al 25 novembre 2007
Museo Vela, Ligornetto (Canton Ticino)
martedì – sabato, 10 – 18
lunedì chiuso
ingresso: franchi CH 10 (€ 6,50) / FR.CH 6 (€ 4)
info: 0041 (0)91 6407044 / 0041(0)91 6407040
www.museo-vela.ch / museo.vela@bak.admin.ch
inaugurazione: domenica 3 giugno 2007, h 11
Catalogo bilingue a cura di Gianna A. Mina, con testi di Gianna A. Mina, Matthias Frehner, Jochen Hesse
Piccola guida-mappa fotografica dell'esposizione