
La leggenda narra infatti che l'isola, distante pochi centinaia di metri dalla riva di Orta, un tempo fu uno scoglio roccioso, infestato da serpi, draghi e terribili mostri. Nel 390 approdò sulla piccola isola, San Giulio, fuggito dalla Grecia per scampare alle persecuzioni, e dal quel momento tutto cambiò. San Giulio, volendo costruire a tutti i costi la sua centesima chiesa cristiana, si spinse fin sulle rive del lago e affascinato dal luogo rimase a contemplare l'isola. Il santo, non trovando una barca, attraversò le acque del lago stendendovi sopra il proprio mantello e camminandoci sopra, guidato nella tempesta dal suo bastone, raggiunse l'isola. Scacciati draghi e serpenti con la sola forza della parola, iniziò a costruire la chiesa, nella quale scelse poi di essere sepolto. In questa stessa isola nacque Guglielmo da Volpiano, monaco benedettino che ebbe grande parte nella evangelizzazione dell'Europa, nell'XI secolo.

Quest'isola porta in sé qualcosa di profondo e forte, che trapela in superficie. Scendendo nella cripta di quello scrigno d'arte che è l'antica basilica, dove è sepolto san Giulio, si toccano le tracce del passato più remoto. Il canto latino delle monache si eleva verso l'alto, verso la Bellezza, il Mistero che si dona a chi "si innalza" per aprirsi all'incontro.
Lungo la "via della meditazione", nell'intensità del silenzio vengono esaltati i profumi, sospesi nell'aria calda. Fragranza di gelsomino inebriante, di magnolia, di rosa, di lago. Ogni pietra del selciato potrebbe raccontare una storia: la storia di migliaia di pellegrini che nei secoli l'hanno calcata, venendo a cercare pace, e, nella pace, Dio.