annamagnani.jpgUn omaggio alla grande Anna Magnani, alla diva-antidiva degli anni Quaranta di “Roma città aperta”, è dedicato il seminario-spettacolo che gli attori del teatro Sociale di Busto Arsizio proporranno nel Ridotto “Luigi Pirandello” di via Plebiscito giovedì 26 marzo alle ore 21.
L’evento, dal titolo “Nannarella. Omaggio alla Magnani”, rientra nell’ambito della rassegna “Donna è…teatro” e del cartellone “BA Teatro-Stagione cittadina 2008-2009”, che riunisce, sotto l’egida e il contributo economico dell’amministrazione comunale, le programmazioni di Palkettostage–International theatre productions e dei teatri Manzoni, San Giovanni Bosco e Sociale.

L’appuntamento, per la regia di Delia Cajelli, ripercorrerà la vicenda umana e lavorativa di quella che Gilles Jacob ha definito la «Lupa romana», prima interprete italiana a vincere il prestigioso premio Oscar come miglior attrice protagonista, attraverso la drammatizzazione di alcune pagine dell’appassionante romanzo-biografia “Nannarella”, scritto dal giornalista e autore televisivo Giancarlo Governi nel 1981 e ripubblicato dai tipi della Minimum Fax lo scorso anno, in occasione del centenario dalla nascita dell’artista, in una versione rivisitata e ricca di documenti inediti, aneddoti curiosi e testimonianze di amici e compagni di lavoro, da Federico Fellini a Giovanni Ralli, da Alberto Sordi a Marisa Merlini, da Renato Rascel a Franco Zeffirelli.

 

Roma, 1945. L’occupazione nazista è appena terminata, eppure in una strada dello storico quartiere Pigneto, via Raimondo Montecuccoli, una donna di 37 anni corre, al grido di «Francesco, Francesco!», dietro al camion con il quale i soldati tedeschi stanno portando via il suo compagno, un giovane tipografo militante nella Resistenza partigiana. Quella donna era l’attrice Anna Magnani (Roma, 1908 – ivi, 1973) nei panni della schietta e volitiva «sora Pina», figura in parte ispirata alla storia di Teresa Gullace. E quella corsa disperata e fiera, con il braccio proteso in avanti e il palmo della mano spalancato per un ultimo contatto con l’uomo amato, fino alla caduta mortale sotto le raffiche del mitra di un soldato tedesco, è la «scena madre» del film “Roma città aperta” (1945) di Roberto Rossellini, prima pellicola e grande capolavoro del cinema neorealista italiano, che la critica internazionale premiò con la Palma d’oro al Festival di Cannes 1946 e con tre Nastri d’argento, uno dei quali proprio per la miglior attrice.

Nasceva così il mito di Anna Magnani. Ma anche l’anima di una delle stagioni più alte del nostro cinema, il Neorealismo.

 

La narrazione –che vedrà in scena Ambra Greta Cajelli, Gerry Franceschini, Anita Romano e la piccola Gaia Verrini– si apre con l’immagine di una bambina che cammina per mano a un’anziana signora, intonando la struggente "Reginella" di Libero Bovio. La bambina è Anna Magnani e l’anziana signora è l’amata nonna, la donna che si prese cura di lei durante tutta l’infanzia, trasmettendole la passione per la musica e il pianoforte. E’ così che, all’età di 17 anni, «Nannarella» si iscrive alla prestigiosa Accademia di Santa Cecilia e, per un gioco del destino, finisce a calcare le tavole del palcoscenico. Frequentando il conservatorio, la giovane si imbatte, infatti, ogni giorno negli allievi della scuola di recitazione “Eleonora Duse”, diretta da Silvio D’Amico. La loro allegria la contagia e un giorno del 1927, su consiglio di Paolo Stoppa, fa il provino di ammissione e viene accettata. Due anni dopo è l’ora della prova del pubblico: Anna Magnani entra a far parte della compagnia Vergani-Cimara, diretta da Dario Nicodemi, per passare, nel 1934, all’avanspettacolo e alla rivista con i fratelli De Rege nel ruolo di attrice, soubrette e cantante, e per finire a lavorare, nel 1941, con Totò in una serie indimenticabile di spettacoli: “Quando meno te l’aspetti”, “Volumineide”, “Che ti sei messo in testa?” e “Con un palmo di naso”.

Il cinema bussa alla porta nel 1934 con il film “La cieca di Sorrento” di Nunzio Malasumma; il successo, però, arriva solo nel 1945 con “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, toccante affresco dell’inverno che la capitale dovette subire sotto il giogo nazista.
Anna Magnani diventa il volto simbolo di questa nuova avventura cinematografica tutta italiana, il Neorealismo, regalando alla nostra storia una straordinaria carrellata di personaggi femminili dal temperamento indomito e dalla grande umanità, in lotta contro le ingiustizie e le delusioni della vita, “armate” solo della propria dignità e del proprio orgoglio. Ecco così la popolana impegnata in politica de “L’onorevole Angelina” (1947), la madre abbagliata dai falsi miti di “Bellissima” (1951), la detenuta del film “Nella città dell’inferno” (1958), la comparsa cinematografica di “Risate di gioia” (1960), e l’ex prostituta in cerca di redenzione di “Mamma Roma” (1962), solo per fare qualche esempio.

Contemporaneamente, Anna Magnani si emancipa dal ruolo di star totalmente italiana e si afferma anche all’estero: “La carrozza d’oro” (1952) di Jean Renoir la rende beniamina in Francia; il film “La rosa tatuata” di Daniel Mann, su soggetto di Tennessee Williams, le procura, il 21 marzo 1956, l’ambita statuetta come miglior attrice protagonista e le consente di girare altri due film negli studios, “Selvaggio è il vento” (1957) di George Cukor e “Pelle di serpente” di Sidney Lumet (1959).
Il teatro la vede ritornare in scena nel 1965 con le intense interpretazioni de “La lupa” di Giovanni Verga, per la regia di Franco Zeffirelli, e della “Medea” di Jean Anouilh, nell’allestimento di Giancarlo Menotti.

 

La programmazione del ridotto “Luigi Pirandello” proseguirà giovedì 9 aprile con il seminario-spettacolo “Carlo Maggi e il Meneghino”, incontro, per la regia di Delia Cajelli e con gli “Attori del teatro Sociale”, che inaugura la rassegna “Cultura lombarda. Autori ed opere”, ideata per ripercorrere la storia della letteratura, in vernacolo e non, prodotta nel territorio insubrico dal Seicento ai giorni nostri. Quattro gli appuntamenti in cartellone, che prenderanno in esame anche le figure di Carlo Porta, Carlo Bertolazzi e Angelo Bottigelli.

Il costo del biglietto è di euro 8.00 per l’intero ed euro 6.00 per il ridotto, riservato a giovani fino ai 21 anni; ultra 65enni; militari; Cral, biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone.

Il botteghino, ubicato negli uffici del primo piano, è aperto nelle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 16.00 alle 18.00. Prenotazioni telefoniche possono essere effettuate allo 0331 679000, in orario lavorativo: dal lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00, e il sabato, dalle 9.30 alle 12.30.

Il teatro Sociale srl, piazza Plebiscito 1, 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331 679000, fax. 0331 637289, info@teatrosociale.it, www.teatrosociale.it.

Un seminario-spettacolo, inserito nel cartellone di “BA Teatro-Stagione cittadina 2008/2009”, in programma giovedì 26 marzo al Ridotto Luigi Pirandello di piazza Plebiscito con gli attori del Sociale diretti da Delia Cajelli che ripercorreranno le tappe principali della vicenda umana e artistica dell’attrice romana