C. Monet, Donne in giardinoC. Monet, Donne in giardino

Non é mai tempo di crisi per l'impressionismo! Il suo mercato é quanto mai florido e le mostre che lo documentano e lo illustrano hanno sempre code all'ingresso che non finiscono più. Anche in questi mesi, sia in Italia, sia in altri siti, non sono poche le rassegne che, più o meno bene, presentano opere degli artisti che si ritrovarono ad esporre nel 1874 a Parigi dal fotografo Nadar. Due, secondo me, vale la spesa di vederle e qui le segnalo.

La prima é al Musée d'Orsay e s'intitola L'impressionisme et la Mode: allestita con fascinosa eleganza da Robert Carsen, anche regista alla Scala (suo un recente Don Giovanni), riunisce per la cura di Gloria Gromm, fino al 20 gennaio 2013, opere di altissima qualità, scelte non solo per provare la svolta radicale di questo gruppo di artisti su cui nessuno avanza più dubbi, ma soprattutto per illustrare la vita pulsante e moderna della Parigi laica, vivacissima e sofisticata degli anni tra il 1865 e il 1885, dunque di quando finiva l'impero di Napoleone III e della moglie Eugénie e la subentrata Terza Repubblica assecondava il potere galoppante della borghesia.

Si indugia volentieri, e a lungo, non solo davanti a quadri strepitosi che evocano un'atmosfera di festa gaia e disinvolta, ma anche, e con vivo interesse, davanti alle toilettes indossate da un mondo che sui boulevards o nei palchi all'Opéra (inaugurata giusto nel 1876 e subito diventata fulcro della nuova Parigi del prefetto Hausmann) teneva a farsi vedere. Inoltre possiedono un fascino davvero evocativo e persuasivo i giornali di allora, le stampe, le fotografie scelte con sottile acutezza per fare da corredo imprescindibile alla mostra. Proprio con le ultime si torna a Nadar e al suo atelier in

E. Degas, L’orchestra dell’OpéraE. Degas, L'Orchestra dell'Opéra

boulevard des Capucines e al bel mondo che vi entrava: signori in candidi, inamidati colletti, cilindro e bastone da passeggio; signore e signorine in trine morbide e puf celato sotto abiti di stoffe impalpabili e preziose, dai colori vividi che sicuramente fecero, con le loro infinite nuances, la gioia degli impressionisti. D'altra parte non era Degas ad affermare che ritraeva le ballerine perché la danza era "un pretesto per dipingere bei tessuti e per rendere dei movimenti"?

Degas appunto, e a lui é dedicata l'altra mostra che secondo me val la pena di visitare. É più vicino, nelle sale della Società Promotrice di Torino (fino al 27 gennaio 2013, con catalogo di Skira), una sede quasi in riva al Po che a vederlo in certe ore sembra fin un quadro di Sisley, di quelli esposti all'Orsay come tutte le opere di Degas che Xavier Rey ha scelto di portare nella capitale subalpina. Dell'artista si possono vedere, accanto ad opere poco conosciute, ma importanti, in primis i disegni, la cui pratica non fu per lui secondaria, quasi tutti i "capolavori" che lo hanno fatto conoscere e amare. É vero, manca L'absinthe, tassello importante di quel mondo non solo carico di splendore, ma anche di miseria, proprio emblematico della modernità a cui Degas si ispirava per i suoi quadri, impressionisti certo, ma non solo. Infatti la realtà quotidiana da lui ritratta viveva dentro severe soluzioni plastiche mutuate dai maestri del passato, anche italiani, a cominciare da Giotto.

Dopo tanti Renoir e Monet fa piacere che sia arrivata in Italia la grande tela illustrante La famiglia Bellelli con il barone capofamiglia ritratto di spalle e l'infilata di stanze riflessa nello specchio, e poi L'orchestra dell'Opéra, tagliata in modo anticonformista, e il Defilé dei cavalli al tondino, le eteree ballerine con bouquet e fin l'inquietante Ballerina di quattordici anni, una scultura di bronzo vestita dal tutu in tulle, un nastro di satin a fermare la treccia. E se queste sono le opere consacrate, presenti in tutti i libri di storia dell'arte dei nostri licei, altre riservano liete sorprese, per esempio gli ultimi pastelli che fan presentire un certo simbolismo pur ricollegandosi ai pittori di paesaggio del Seicento francese. In numero giusto tutti questi lavori offrono di Edgar Degas, della sua cultura e del suo fare artistico un'immagine persuasiva che lo fa amare e preferire ad altri con cui divideva le serate al Café Guerbois.