Emma ZanellaEmma Zanella

La Fondazione è morta, viva la Fondazione. Ed ancora: Emma Zanella si, Emma Zanella, no. Ma sopratutto fuori le troppe ingerenze politiche dal tempio. Dell'arte, naturalmente. Le ultime voci in merito al futuro della nuova Gam e al destino della sua attuale numero uno non lasciano indifferenti la comunità culturalmente più attiva della città o di quanti, per professione e per passione, al vecchio sogno di Silvio Zanella hanno legato da anni le aspettative di riscatto culturale della città.

E così mentre i lavori si protaggono oltre quella che era già stata indicata da mesi come la data ufficiale di apertura – per magagne progettuali, si dice, a cui si è dovuto mettere uan toppa, in corso d'opera – sotto la lente sempre più spesso sono finiti gli interventi delle ultime settimane mossi ad arte da Alessandro Petrone, gli appelli in commissione cultura, e sopratutto gli ultimi rumors che alludono a nomine direzionali più prettamente politiche, per indirizzare meglio la programmazione e mantenerne più saldo il controllo del Museo. Si sono spesi anche possibili nomi: lo stesso Petrone, l'architetto Piermichele Miano, già firmatario in parte del progetto architettonico, con l'ipotesi di lasciare ad Emma Zanella un profilo puramente tecnico.

"Cosa che già succede", sottolinea Antonio Maria Pecchini, artista, docente di materie plastiche al liceo artistico di Busto, ma sopratutto tra i membri del comitato promotore del Premio Città di Gallarate. "Di fatto la Zanella, direttrice a tutti gli effetti, ha un ruolo eminentemente tecnico. Come in tutti i musei civici, la struttura dipende dall'amministrazione e dall'assessorato che ha già un indirizzo di controllo. Va da sé che giustamente le scelte nel merito sono tutte delegate a lei". Pecchini avverte in tutte le dichiarazioni di questi ultimi tempi "un tentativo di ingabbiare la politica museale e forzare la mano. Non scordiamoci che stiamo parlando di un patrimonio di molti miliardi in opere d'arte".

Ambrogio PozziAmbrogio Pozzi

"E' chiaro che vogliano impossessarsi del Museo e mandano avanti Petrone, che peraltro possiede qualche velleità artistica" rincara Ambrogio Pozzi, designer di fama internazionale, conoscitore, da gallaratese, di molte vicende legate al museo e alla sua storia. "Hanno costituito la Fondazione Culturale per épater les bourgeois, hanno vinto le elezioni. La nuova fondazione museale credo che potesse servire ad impedire buchi di bilancio. Se non se ne fa più nulla adesso è perchè l'obiettivo è eliminare la Zanella".

Non cautelato il suo giudizio sulla direttrice: "Mi pare abbia fatto poco per gli artisti gallaratesi. Anche per la mostra inaugurale della nuova Gam avrebbe potuto dare la disponibilità ad una mostra a qualcuno degli artisti locali. Sarebbe stata una mano tesa. Le sue proposte sono ottime per alzare il livello culturale della città, ma dovrebbe avere più legami col territorio".

"Spero vivamente che Emma Zanella e la sua equipe continuino a lavorare tranquillamente – è invece il perentorio commento dell'ingegner Armando Guenzani, presidente dei Promotori del Premio Gallarate. Ottantaquattro anni, sostenitore di fatto dalla metà degli anni Cinquanta dell'avventura del Premio prima e del museo gallaratese poi. "Credo che l'assessore Fassa faccia bene a tutelare e a difenderne l'operato – continua – e mi auguro che non ci siano ingerenze fastidiose. Anche nella scelta della linea espositiva: altro che Caravaggio! Deve essere una mostra di arte contemporanea, una scelta che ritengo vincente". Quando si dice lo spirito vitale.

Gli fa eco Luigi Sandroni, altro grande conoscitore della realtà culturale gallaratese, socio del fotoclub Il Sestante, poi per anni e tuttora attivo nell'Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese, compagno di strada di Silvio Zanella fin dalle prime discussioni sull'arte contemporanea nella Milano degli anni Cinquanta. "Per convinzione non voglio entrare in questioni che sanno troppo di politica. Mi permetto di far notare che il patrimonio è collettivo, è civico. L'idea che in qualche modo possa essere "fagocitata" da qualche forza politica, quale essa sia, mi appare ostico. Quanto alla Zanella, per fortuna famigliare e meriti suoi, nessuno credo abbia la conoscenza di quel patrimonio. Poi, nessuno è insostituibile, ma se si vuole un museo internazionale, si deve avere il coraggio di fare un concorso internazionale".

"Non posso giudicare nel merito, se non dire che sono più favorevole alle discendenze culturali che di nome – si limita a dire  l'architetto e pittrice Luisa Garzonio – anche lei cresciuta nel mito dell'indimenticato Silvio Zanella. Accarezzava con speranza l'idea portata avanti da Fassa di una fondazione ad hoc, l'architetto Vittorio Introini:"Una direzione e un comitato di studiosi di alto profilo mi sembrava la via unica per permettere al museo quello scatto di reni necessario per uscire dal contesto comunale. Ho l'impressione che si sia in ritardo. Organigrammi, cariche, programmi dovrebbero andare di pari passo con il procedere dei lavori".