Una sala del museoUna sala del museo

Il futuro della Badia – Un museo fondato poco più di 45 anni fa. E che oggi potrebbe diventare terreno di prova per un esperimento di didattica virtuale. Un'idea suggestiva per una piccola istituzione di matrice ecclesiastica – la proprietà del Museo della Badia di San Gemolo a Ganna è infatti parrocchiale – che potrebbe diventare realtà non troppo lontano nel tempo. Una volta rivisto il vecchio inventario delle opere, rivalorizzata una collezione composita non banale e una volta definito nei suoi termini precisi, il lavoro di Chiara Palumbo, alle prese con un master per curatore di mostre sotto l'egida di università e musei fiorentini.

La riabilitazione
– Un corso che prevede un lavoro specifico in un ambito museale del territorio, con le precise richieste di pianificare un evento espositivo, la sua realizzazione logistica; il progetto di un allestimento museografico, un percorso coerente al suo interno, pensandone anche la comunicazione. L'idea della giovane studiosa varesina è proprio questa: riabilitare la collezione che contiene al suo interno testimonianze pregevoli, pittoriche, scultoree, ceramiche, librarie, del territorio, cresciute dal tempo della fondazione grazie a preziosi lasciti di privati e di studiosi.

Un disegno di PogliaghiUn disegno di Pogliaghi

Web didactic museum – L'obiettivo finale è creare un web didactic museum, secondo le terminologie in voga: un sito web che accresca la sua funzione didattica, in altre parole, che espanda le potenzialità della raccolta. Che, dal punto di vista strettamente storico-artistico, oltre anche un piccolo olio su cartone di ambito magattesco, offre testimonianze collocabili tra Otto e Novecento. Gessi di Odoardo Tabacchi, un gesso raffigurante un Pellerossa all'attacco di Paolo Troubetzkoy, il cui originale è probabilmente stato esposto a Milano nel 1893, due olii di Francesco Valaperta, un garibaldino bronzeo di Giuseppe Grandi, fino ad arrivare a due probabili Pogliaghi.

I due Pogliaghi
– Il primo, non attribuito nell'inventario del 1992, è "il probabile bozzetto – spiega la Palumbo che da anni è sulle tracce dell'artista milanese – di una grande tela presente nella sede dell'asilo di Via Como a Varese, ispirato al passo di Marco «Lasciate che i bambini vengano a me» ipotesi suffragata da precisi riferimenti iconografici; mentre l'altro foglio attribuibile a Pogliaghi potrebbe far parte dei disegni preparatorii per i volumi La Storia d'Italia di Francesco Bertolini, editi dai fratelli Treves concepiti e realizzati sul finire del XIX secolo. Ma non solo: tra le altre, testimonianze di ceramica locale, una piccola sezione archeologica e oggetti sacri di particolare significato anche artistico.

Il lavoro di avvicinamento – Le condizioni per migliorare, per un lavoro che rilanci il museo ci sono tutte: la sua ridotta fruibilità, la quasi totale mancanza di parametri museali, dalle norme di sicurezza a quelle allestitive;  la matrice esclusivamente volontaristica di chi se ne occupa; elementi che impediscono di fatto qualsiasi ambizione a riconoscimenti, così come a possibili fondi regionali. Il sito web potrebbe nelle more di interventi più consistenti, rilanciarne le potenzialità, favorire uno studio delle opere più approfondito, mancando ad oggi una seria bibliografia, trasformando l'occasione in un percorso didattico di avvicinamento all'osservazione del manufatto artistico, non solo ed esclusivamente, pittorico e scultoreo.

Il punto di partenza – "A settembre – conclude Palumbo – dovrò presentare il progetto scritto. Nel quale però includere non solo la parte strettamente museale, ma anche quella più propriamente legata al turismo-culturale e naturalistico di Ganna. Un aspetto questo che piace molto a chi sta seguendo il progetto". Contatti con la parrocchia l'amministrazione di Ganna ci sono. Starà a loro valutare se un progetto per un master di curatore possa essere il punto di partenza per una riqualificazione complessiva del sito.