Un grande uomo che per anni è vissuto all'ombra del Bernascone: parliamo di Guglielmo Mozzoni, architetto di fama internazionale, uomo della Resistenza, scrittore e artista di qualità. Un uomo che è stato ricordato in Comune a Varese, in vista della cerimonia che si terrà a Milano il 2 novembre quando le spoglie mortali di Mozzoni saranno collocate al Famedio di Milano.
Ma la cerimonia milanese è stata anche occasione per ribadire come il lascito di documenti, progetti, modelli lasciati da Mozzoni non abbandonerà mai la città di Varese, né potrà essere diviso, come ha sottolineato il curatore dell'archivio Mozzoni, Flavio Castiglioni: "Obblighi contenuti nello stesso testamento dell'architetto, che ha vincolato l'enorme materiale alla città di Varese". Anche il marchese Gibi Litta, nipote di Mozzoni, ha sottolineato i forti legami di Mozzoni con Varese e la villa di Biumo Superiore, oltre che la grandezza dell'opera di Mozzoni.
Una personalità e un'opera, quelle di Guglielmo Mozzoni, che devono essere maggiormente conosciute in città, con la possibilità che i comuni cittadini si possano avvicinare anche alla dimora varesina di Mozzoni. Auspici espressi da Monica Morotti, che ha costituito un piccolo gruppo di lavoro su Mozzoni, insieme a Marisa Coletta Tavernari e all'ingegnere Massimo Alberto Propersi. Quest'ultimo ha fatto cenno alla Città ideale di Mozzoni, come esempio di grande lungimiranza nel progettare la città.
"In collaborazione con l'assessore Cecchi – ha spiegato Monica Morotti – stiamo studiando iniziative in grado di valorizzare personalità e opere di Mozzoni. E tra le ipotesi stiamo ragionando sulla opportunità di aprire la villa varesina al pubblico. Stiamo inoltre pensando ad una mostra che offra la possibilità di ammirare gli acquerelli di Mozzoni, una parte interessante della sua opera artistica".

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