Veduta dal DuomoVeduta dal Duomo

Metti un pomeriggio a Milano, in piazza Scala: vale la pena di provare soprattutto nelle giornate un po' oziose fra le feste, quando non se ne può più di stare in casa. Dentro palazzi carichi di storia tre occasioni culturali non si possono assolutamente perdere.

Se già non si ha il biglietto per il Don Giovanni non importa; gli ingressi al loggione si comprano con pochi euro sotto il portico del teatro in via Filodrammatici. Si va un po' presto, ci si mette in coda per dare il nome e poi, in attesa dell'appello delle 17, avanti con la prima occasione. É quella delle Gallerie d'Italia (si entra da via Manzoni 10; ingresso gratuito fino a primavera 2012), la prestigiosa raccolta di scultura, invero non ampia, e di pittura, principalmente lombarda, dell'Ottocento di proprietà della Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo.

Muniti dell'agile guida pubblicata da Skira, é davvero un piacere girare sala per sala, senza fretta, e ammirare nell'appropriata disposizione studiata da Michele De Lucchi lo svolgersi dell'arte italiana del XIX secolo che se non possiede le svolte determinanti di quella francese, tuttavia ha qualità e carattere, continua entro solide tracce e si sviluppa con bella varietà di ispirazione. Ferdinando Mazzocca, curatore delle Gallerie, per dimostrare questi valori, ha pensato un itinerario a temi che attrae e incuriosisce sempre: si incomincia dai gessi di Antonio Canova, già nella raccolta del principe Rezzonico, e si arriva alle Officine a Porta Romana di Boccioni, un inno alla città operosa e fiduciosa nell'avvenire.

Nemmeno sono da trascurare gli ambienti entro cui la raccolta é stata sistemata, soprattutto Palazzo Anguissola che possiede uno scalone neoclassico quasi più elegante di quello a Palazzo Reale, ed ha una saletta dove una finestra curiosa, ma con discrezione, nel giardino di casa Manzoni. Angoli sorprendenti che fanno rivivere le atmosfere di quando la Corsia dei Servi (questa era l'intitolazione di via Manzoni nell'Ottocento) era una strada tranquilla, fiancheggiata da eleganti

La Scala in una foto della fine degli anni '70La Scala in una foto della fine degli anni '70

palazzi, luogo di incontro per i milanesi che contavano.

Risolto l'appello per il Don Giovanni – e pazienza se la coda é un po' caotica e fin pittoresca – resta il tempo per attraversare la piazza, passar oltre al monumento dedicato a Leonardo ed entrare a Palazzo Marino dove sono da ammirare – assolutamente -l'Adorazione dei pastori e il San Giuseppe falegname, due lavori di Georges de La Tour (1593-1652) prestati a Milano dai Musei del Louvre grazie al determinante intervento dell'ENI. Il grande pittore lorenese seppe intendere la forza del messaggio caravaggesco, ancora non si sa se in un suo viaggio a Roma (più facile quello nelle Fiandre non poi così lontane da Lunéville, dove abitava e dipingeva) o se mediato da quei pittori che non solo in Francia diffusero la nuova e contrastata problematica culturale del Merisi.

Ma il realismo di La Tour non é quello di Caravaggio, risulta indipendente e sa raggiungere vette di cristallina purezza. Nella Sala Alessi di palazzo Marino aleggia un silenzio, pur tra i numerosi visitatori, che ben si addice a questi capolavori dove, entro un'atmosfera di silente contemplazione, la fiamma alta di una candela illumina due scene di toccante e serena umanità.

Conclusa anche questa visita, é subito l'ora di entrare alla Scala e di raggiungere il loggione per il Don Giovanni di Mozart diretto da Barenboim che con un'orchestra magnifica accentua diversi aspetti dell'opera, pur mantenendo ben salda la concezione stilistica. Anche i cantanti, chi più, chi meno, sono bravi e poi c'é la regia geniale e bizzarra di Carsen con qualche "coup de thêatre" azzeccato e la sala del Piermarini che si riflette sul palcoscenico, teatro nel teatro. Si potrà discutere eccome su questo Don Giovanni, ma é sempre così alla Scala, dal 1778.
Finiti gli applausi, finiti anche i richiami di piazza Scala. Non resta che il ritorno a casa, sfrecciando veloci sui bastioni da dove si vede la città che sale ancora di più e si fa modernissima per l'Expo 2015, e la guglia del grattacielo a Garibaldi che svetta ardita, illuminata di un fulgido tricolore.
Non si può non essere d'accordo: Milan l'é un gran Milan!