La nostra idea di viaggio, quella a cui siamo ormai abituati, è, di fatto, un bombardamento continuo di informazioni, nuovi stimoli, incalzanti suggestioni: osservare, fotografare, capire, assorbire, ricordare, imparare. Questa volta no. Non qui a Folegandros.

 

 

 

 

Avevamo deciso di raggiungere in questo lembo di Cicladi con lo scopo di “riposare”, “rigenerarci”, “goderci il mare” e cose così_ La forma mentis occidentale deve comunque presupporre che ci sia un motivo, una missione da compiere anche in vacanza: assolutamente vietato pensare  a se stessi nel vuoto;  il deserti, il silenzio, i tempi morti  sono astrazioni da scansare, evitare, rivestire, nascondere facendo finta di fare qualcosa.

Eppure siamo arrivati anche noi ad apprezzare un luogo rarefatto, spoglio di possibili desideri, non per negare quella sete di conoscenza  che un po’, da sempre, ci contraddistingue ma per bilanciarla, ogni tanto, con l’assenza di quella stessa energia vitale. Niente resti archeologici e vestigia del passato da riscoprire, nessuna specie di pianta o animale raro da catturare con l’obiettivo, niente ricezione di campo per comunicare  le emozioni provate con i nostri inutili telefonini. Solo acqua di cristallo e rocce rosso scuro con tanta aria intorno, ombre inseguite SCALZE sotto i tamerici. Bastano poche note per rimetterti a tempo con la Bellezza NUDA, inzuppati una sorta di “qui ed ora” che troppo spesso ci scivola via INAFFERRABILE. Le dimore, su quest’isola, sono ancora cumuli di pietre, pareti a secco, tracce tratteggiate in grigio lungo il pendio brullo. Soltanto più tardi, finta l’epoca dei Pirati, le abitazioni cominciarono ad essere dipinte di bianco poiché non vi era più la necessità di doverle mimetizzare con il paesaggio circostante fatto solo di sassi e arbusti, per celarle alla vista delle navi nemiche.

Anche i limoni qui hanno una casa. Queste piante sono infatti circondate da muretti, una stanza senza tetto affinché siano protetti dal vento e comunque possano ricevere la luce del sole. Camminando di sera lungo i sentieri isolati che portano all’unico villaggio, sperimentiamo la danza estatica della stellata più vasta e profonda che io ricordi, da quella volta al campo Scout del Lago delle Fate a Macugnaga (era il 1991…)

Ο Ωρίωνας στον ουρανό πάντα λάμπει O Oríonas lámpei pánta ston ouranó Orione nel cielo sempre brilla… Venere, Cassiopea, le Pleiadi, il Grande Carro, basso all’orizzonte, il Triangolo Estivo, formato da Vega, Altair e Deneb; Pegaso, Andromeda e persino la Via Lattea: un unico gesto di luce definitivo che attraversa tutto quanto il cosmo. Quello che ci è concesso di vedere dell’infinito. 

Armonia, la figlia di Ermes e Afrodite, CERTAMENTE, È NATA QUI. Il mito narra di Zeus che acconsentì a dare in sposa questa fanciulla al fondatore di Tebe, Cadmo, come ricompensa per averlo liberato dal Mostro Tifeo. Tutti gli dei scesero dall’Olimpo e si recarono a Tebe  per celebrare le nozze. Fu questo il primo matrimonio della Storia. Fra i doni recati dagli dei, la collana forgiata da Efesto che Afrodite mise al collo della sposa, dotandola del potere di dare eterna giovinezza e bellezza a chiunque la indossasse. 

Le due chiesette bianche si trovano proprio in cima al promontorio. Si raggiungono a fatica: il sentiero ad un certo punto scompare e non rimane che percorrere una stretta traccia tra l’erba. Sembrano due cappelle votive, forse per due defunti. Bello sarebbe rimanere per sempre così, vicini, seduti insieme di fronte al mare immutabile. 

Sbircio dentro alla finestrella di una delle due cappelle e trovo un indizio. Qualcuno ha lasciato un messaggio. Forse davvero per noi.

 “Don’t stale, don’t stop, never wonder why or how… Just leave, just go, just say goodbye to anything safe… Just to discover other sees and fill Your eyes”.

 

 

 

Non stare, non fermarti, non chiederti mai perché o come… Devi soltanto lasciare, soltanto andare, basta solamente dire addio a qualcosa di sicuro, per scoprire altre vedute e riempire i tuoi occhi_

Agkali Beach [Αγκάλη], Folegandros, Grecia

Ivo Stelluti