Fausto MelottiFausto Melotti

Quando fu fondato, nel lontano 1882, l'Istituto Statale d'Arte di Cantù (ai tempi Scuola d'Arte Applicata all'Industria) era solo una scuola professionale che offriva due corsi artigianali dedicati alla lavorazione del mobile e a quella del merletto, ambiti che hanno segnato profondamente il territorio canturino e lo sviluppo dell'industria locale. In questo panorama, alquanto spoglio e lacunoso, l'arrivo di Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986) coincise con una precisa strategia di ammodernamento che puntava a svecchiare il processo formativo, basato essenzialmente sulla pura manualità, per aprire lo studente a una "ricerca artistica sperimentale". Un attento connubio tra fare e creare che ha permesso di andare oltre la semplice e arida qualifica tecnica. Negli anni di questa breve esperienza didattica – dal 1931 al 1934 – ha preso vita una poetica misteriosa, legata, come rivela lo stesso artista, alle discipline della musica e alla matematica: con la contaminazione di diversi mezzi linguistici, questo grande maestro è riuscito infatti a plasmare una giustapposizione di "piani immaginari", dando vita ad armoniche composizioni geometrico-musicali.

Nelle opere lignee, giocate su forme positive e negative, e sull'alternanza di pieni e vuoti, compaiono figure

Scuola del pizzo di Cantù, da un disegno di Fausto Melotti, 193Scuola del pizzo di Cantù, da un
disegno di Fausto Melotti, 1933

enigmatiche dalle silhouette allungate e fluttuanti. È in questi lavori che Melotti utilizza la figura come pretesto compositivo; è qui che, attraverso «l'immagine elementare del transito, del passaggio fra il dentro e il fuori», introduce nello spazio la componente (a)temporale. Nei disegni per i merletti e le stoffe, invece, si rifà alla sua città natale, Rovereto, e all'esperienza giovanile presso l'atelier Depero, già indirizzato ad una rivalutazione/rivoluzione estetica dell'artigianato e della tradizione popolare. Esercitazioni squisitamente formali che andavano prendendo piede parallelamente alla decorazione della ceramica, popolandosi di figure celestiali (angeli) e di palme oblunghe, di piccoli astri e strumenti musicali, in cui si palesa la sua innata «natura musicale». L'arte, aveva affermato Melotti, «è stato d'animo angelico, geometrico. Essa si rivolge all'intelletto, non ai sensi. Per questo è priva di importanza la «pennellata» in pittura, e in scultura la modellazione […]». La sua poetica, rinunciando alla rappresentazione naturalistica del mondo, per un'arte sempre più sintetica e astratta, ha aperto la Scuola d'Arte di Cantù a nuove ed impensate possibilità di sviluppo.