Siamo nel Parco dove si trova la tomba del Poeta Hafez: un tripudio di fiori e fontane davvero inatteso, qui alle porte del Grande Deserto. Serenità di un venerdì pomeriggio a Shiraz, nel sud dell’Iran.

“Mi chiamo Hafez… si, proprio come il Poeta”, spiega il saggio sedendosi accanto a me, cercando di giustificare la mia faccia stupita.
“Vedi, per noi iraniani la poesia è tutto… in ogni casa abbiamo, accanto al Corano, le opere di Mevlana, Sa’di, Ferdowsī, ʿUmar Khayyām… Apri questo libro a caso e leggi qualche verso!”
Prendo il volume che mi porge. E’ accuratamente rilegato e decorato da interessanti miniature. Apro e leggo la traduzione dal persiano: “In verità siamo una sola anima, tu e io. Appariamo e ci nascondiamo, tu in me, io in te. Ecco il significato profondo della nostra relazione. Poiché fra te e me non esistono né tu, né io. Siamo al tempo stesso lo specchio e il volto.”

Sono versi di جلال‌الدین محمد بلخى‎, (Jalāl al-Dīn Rūmī), più conosciuto come Mevlānā, nato a Balkh, in Iran, nel 1207, Fondatore della confraternita sufi dei “Dervisci Rotanti” e considerato il massimo poeta mistico della letteratura persiana.
“Vedi, Per il nostro Maestro Rumi, l’Amore è di due categorie: c’è l’Amore Supremo, che è quello verso Dio, la Verità e c’è l’Amore determinato da questo, che è il riflesso in noi del sentimento divino, quindi l’Amore verso la Natura, l’amicizia, l’affetto verso la persona amata, i familiari, le creature viventi, l’intero cosmo.

Nella sua poesia Rumi lascia intenzionalmente ambiguità tra i confini di queste due dimensioni poiché crede che, se davvero una persona prova amore verso un altro essere vivente, questo non è altro che lo specchio della Carità Divina e una guida alla realizzazione dell’opera di Dio”.

Interrompo: “Quindi vuoi dire che…”
Nella generosità e nell’aiuto degli altri sii come un fiume” continua l’amico poeta recitando a memoria, “Nella compassione e nella grazia sii come il Sole. Nel nascondere le mancanze altrui sii come la Notte. Nell’ira e nella furia sii come la Morte. Nella modestia e nell’umiltà sii come la Terra. Nella tolleranza sii come il Mare. Esisti come sei e sii come appari.
Questo mi ricorda qualcosa.

Non è possibile: sia nei concetti espressi che nella struttura questi versi hanno lo stesso “sentire” del nostro Cantico delle Creature.
Più tardi scoprirò che San Francesco effettivamente compì un viaggio in Oriente, precisamente nel 1219 e arrivò fino al campo di battaglia della Quinta Crociata, presso Damietta, attualmente in Egitto, con lo scopo lungimirante di tracciare la Via della Pace tra Cristiani e Mussulmani. Per raggiungere il suo obiettivo volle addirittura incontrare il Sultano di Babilonia, al fine di spiegare a lui la sua posizione pacifista.

Il Sultano in questione era Mailk-al-Kamil, un re sufficientemente brillante per capire che aveva di fronte due personaggi altrettanto illuminati: Francesco D’Assisi e Fra’ Illuminato, per l’appunto, che accompagnava il futuro santo in tutte le sue avventure. Li invitò così a discutere di filosofia teologica con i suoi saggi, tra cui un certo Ibn Arabi. I due frati inspiegabilmente restarono diversi giorni alla Corte dei Sapienti mussulmani. Parlarono con loro. Forse si capirono.

FINE PRIMA PARTE

Ivo Stelluti,
Il Viaggiator Curioso
Assisi, Perugia – 22 marzo 2015
Shiraz, Iran – 1 maggio 2015