La Basilica delle Vergini, altra opera nel quadro della Milano tardo-antica, oggi conosciuta come San Simpliciano. Si trova lungo una arteria stradale di grande importanza, verso Como, strada che poi proseguiva attraverso lo Spluga verso la Renania e Treviri, all'epoca altra sede imperiale d'Occidente. E nella struttura l'edificio si collega idealmente all'aula palatina di Treviri.
La chiesa paleocristiana si conserva ancora oggi e fu riconosciuta al di sotto delle aggiunte romaniche, come l'abside, e moderne, come la facciata, grazie agli studi di Edoardo Arslan alla metà del XX secolo. Presenta una pianta a croce latina ad una unica navata, con copertura a capriate lignee. Gli scavi archeologici hanno evidenziato la presenza di un portico a U davanti alla facciata, caratterizzato da alcune tombe di epoca paleocristiana/altomedievale. Sempre dai lavori archeologici sono emerse le fondazioni dell'abside antica, più grande della attuale.
L'edificio è stato costruito in mattoni disposti in fasce orizzontali (opus vittatum), alternati a mattoni disposti a spina di pesce (opus spicatum) e si conserva fino ad una altezza di circa 22 metri. Il pavimento era a quasi due metri sotto il livello attuale, rivestito da lastre di pietra e accentuava l'altezza dell'edificio.
Il primo intervento alla basilica avvenne in epoca longobarda, periodo a cui risalgono la suddivisione
dell'aula in tre navata, l'innalzamento del pavimento e una nuova copertura, a cui sarebbe riferibile una tegola con il bollo (il marchio) di Agilulfo e Adaloaldo, rispettivamente moglie e figlio di Teodolinda.
Dubbi rimangono sulla committenza e sulla datazione della chiesa originaria. La tradizione attribuisce la paternità ad Ambrogio, anche se ormai si ritiene che l'edificio sia stato portato a termine da Simpliciano, successore di Ambrogio. Confermerebbe la datazione tra fine IV e inizio V secolo d.C. la tecnica muraria, riscontrabile anche nella basilica di S.Nazaro. L'influsso di Ambrogio si riscontra anche nello stile, che riprende l'aula Palatina di Treviri, dove il vescovo milanese più volte si recò nella sua carriera politica.
A nord dell'abside si trova un sacello absidato e coperto da volta a botte, probabilmente una cappella funeraria, destinata alla conservazione di reliquie. La volta del sacello presenta la particolarità di inglobare anfore integre, affogate nella malta, che fungono da sostegno della struttura del tetto. Si ipotizza che la cappella fosse destinata ai martiri dell'Anaunia, tre missionari, Martirio, Sisinio e Alessandro, che Ambrogio inviò in Val di Non per diffondere la religione cristiana nelle campagne. Qui i tre vennero uccisi e le loro reliquie vennero inviate dal vescovo di Trento a Simpliciano, ma non si conosce la loro collocazione dell'epoca.