Una delle opere in mostraUna delle opere in mostra

Da dove trae origine il progetto espositivo "Le porte della memoria. Uomini liberi", in corso presso la sala polivalente A. Calletti (Comandante partigiano castellettese) a cura di Cristina Moregola e Matteo Rancan, in collaborazione con L'A.N.P.I. con l'Istituto Storico della Resistenza della Società Contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola "Piero Fornara"?
Lo spiega in esclusiva per ArteVarese la curatrice Cristina Moregola.

"Abbiamo preso in considerazione tutti i documenti storici utili a comporre la mostra, ci siamo confrontati con le fonti letterarie, il materiale dell'archivio fotografico donato dai castellettesi al vicesindaco Massimo Stilo più le testimonianze provenienti dai filmati d'epoca, privilegiando però il libro di un maestro elementare castellettese, Gian Antonio Fortina "Uomini liberi che ha dato anche il titolo alla mostra".

"Quindi il libro è stato un elemento fondante per la realizzazione del progetto?"
"Si, il libro descrive i momenti salienti della Resistenza nella zona e in particolare nel libro viene dato risalto a un episodio accaduto a Castelletto Sopra Ticino quando al porto il 1° novembre del 1944, furono fucilati cinque partigiani, esecuzione alla quale dovette assistere la popolazione castellettese ed è questo avvenimento che è stato scelto come momento di avvio di tutto il progetto. Durante la lettura di "Uomini liberi" è emerso un elemento molto importante: la porta; la porta come  luogo che perde qualsiasi funzione di protezione della famiglia, dell'intimità delle persone, viene infatti

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raccontato che alle tre di un mattino alcuni militi della X° M.A.S. bussarono violentemente alla porta, entrano nella casa di Gian Antonio Fortina, allora bambino, insultando i suoi genitori, frugano nei cassetti accusandoli di avere un delinquente nell'ambito della loro famiglia  per poi obbligare tutti ad assistere alla fucilazione dei partigiani al porto. L'episodio è raccontato anche, nel testo in catalogo, da Ettore Mo, firma storica del Corriere della Sera, che allora bambino e abitando a Castelletto, fu testimone indiretto dell'avvenimento".

"La sezione storica è stata arricchita dalla presenza delle opere di A. Cattaneo, porte e libri scultura".
"Abbiamo creduto molto importante creare un abbinamento fra arte e storia, per questo accanto alle fonti storiche e a un video appositamente realizzato dal regista Enrico Omodeo Salè,  abbiamo deciso di esporre le porte e i libri scultura di Cattaneo, in quanto il lavoro compiuto dall'artista su ciò che è stato ritenuto l'elemento fondante della mostra conferisse all'intero progetto un alto valore simbolico".

Le porte su cui Cattaneo ha lavorato paiono un esempio ineccepibile di arte povera, poiché a comporle concorrono sassi, frammenti di legno, stoffe lacerate e lamiere arrugginite, fra le quali si insinuano minime tracce di colore per un insieme di fatica fisica e tensione emotiva.
Sono porte pulsanti, elaborate sino allo spasimo.
Su quelle superfici si legge rabbia e inquietudine unite a pause meditative subito sopraffatte da smania compositiva.
Quelle porte unite alle sculture libro, (come non pensare a Fahrenheit 451) su cui è impossibile leggere poiché tutto è stato cancellato o trafitto da chiodi, assumono in quel contesto storico, un alto valore simbolico.

"Le porte della memoria. Uomini liberi"
con opere di A. Cattaneo
Castelletto Sopra Ticino (NO)
Sala Polivalente A. Calletti, Via Gramsci 2
Fino al 26 maggio
Orari: giovedì dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.00;
venerdì e sabato dalle 9.30 alle 13.00