Nelle poesie in dialetto romagnolo di Giuliana Rocchi (Santarcangelo di Romagna 1922 – Rimini 1996) scorrono avvenimenti pubblici e intimi tali da significare come la poetessa abbia vissuto ogni momento della propria vita con intensa e umana partecipazione ricavando da ognuno di essi forza vitale, sia nei momenti personali più dolorosi sia in quelli di sociale condivisione.

La lucida e toccante introduzione di Tiziana Mattioli è da leggere, rileggere e sottolineare riga dopo riga, non dà tregua, alimentando nel lettore l’anima e la mente, generando pensieri, commozione e gioie.

Inoltre si deve all’affettuoso e sapiente lavoro filologico di Rina Macrelli la trascrizione in italiano delle poesie di Giuliana Rocchi, non disgiunto dall’attenzione dedicata ai tratti esistenziali della poetessa.

Ne “La Madòna di Garzéun” (La Madonna dei Garzoni) e “la vòita d’una dòna” (la vita di una donna) raccolte in cofanetto da Maggioli Editore Rimini, emergono le passioni, le gioie (poche) i dolori (tanti) le speranze e le fatiche quotidiane vissute con suprema dignità che per la poetessa divengono linfa ispiratrice del suo integrale percorso poetico che tutto accoglie dentro di sé, dalle grandi nevicate al dolore estremo per la scomparsa della diletta sorella Nanda e del padre, impareggiabile cantore di storie che andava raccontando nelle stalle dei contadini, dove l’estremo addio è racchiuso in una stretta di mano con le lacrime agli occhi.

Il periodo della guerra va di pari passo con malattie e carestie accrescendosi ben oltre la scadenza storica dell’evento e dilatandosi sino alla disapprovazione nel vedere, durante una visita al camposanto, la tomba di un giovane antifascista massacrato di botte fino alla morte dalle camicie nere, posta accanto a quelle dei suoi aguzzini.

La fatica fisica è una costante nella vita della poetessa, prima bracciante con le squadre di battitura e delle vendemmie, poi operaia imprigionata da disumane logiche di avido profitto sino, al fine di raccattare una modesta pensione, domestica a ore in una famiglia di Rimini dove racconta di avere “visto uno comprare/ per il cane/ due chili di carne tutta polpa/ e mi son vista davanti/ quelli che in Etiopia stan morendo di fame”.

In tutti questi travagli si insinua l’intensità dei sentimenti il cui avaro accadimento “passa una volta nella vita” e dove “L’unica verità/ che ho udito in vita mia/ son le bugie dell’uomo/ che ho amato”.

La nobiltà poetica di Giuliana Rocchi appare dirompente nel momento in cui si evince la misura geografica della sua esistenza resa ancora più stringente dall’uso del dialetto: limiti, tra le mani di un comune mortale, categoria alla quale chi sta scrivendo appartiene, ma che nel cuore di un poeta assumono valore universale.

Ringraziare chi ci aiuta a percorre i tracciati per meglio conoscere e intendere, oltre a un dovere è un piacere profondo che apre la via dell’amicizia; questo devo a Luca Fiori.

PROMEMORIA: i libri si acquistano il libreria.

Giuliana Rocchi – “Cofanetto: ‘la Madòna di Garzéun’ e ‘la vòita d’una dòna’” – Maggioli Editore Rimini Euro 15

Mauro Bianchini