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Viggiù e l'arte – Un luogo avvolto da quella polvere, da quella sensazione che fa tornare indietro nel tempo, che riporta ai vecchi studi d'artista, al lavoro manuale, alla fatica di realizzare qualcosa di unico. Tutto questo nel laboratorio di Ezio Negretti in un paese che dell'arte ha fatto la sua storia: Viggiù. Un luogo che dai tempi della SOMS, e ancora oggi nei musei legati alla famiglia Butti, racconta la vita di maestri e artigiani che hanno vissuto le fatiche e le passioni intensamente. Negretti è uno di loro.

Da Emilio ad EmilioEmilio Negretti nasce come scalpellino, come era d'obbligo al tempo frequenta la SOMS, istituzione storica attiva dal 1862 e con una scuola d'arte d'alto livello. Impara a lavorare il marmo negli anni tra il 1924 e il 1936. Quando nel 1945 torna dalla guerra si trasferisce a Milano, dove continua a lavorare. Questo è quello che racconta Ezio Negretti, classe 1941, figlio d'arte, di quell'arte che si intrecciava fittamente con l'artigianato, quando era solo la passione a guidare la mano dell'uomo. I tempi sono molto cambiati da allora. "Inizialmente lavoravo principalmente il marmo, eseguendo numerose opere mie", confessa Ezio Negretti, che ha avuto in questo un maestro d'eccezione, "ma col tempo il mio lavoro è cambiato, ho conosciuto molti artisti con cui collaboro e ho collaborato in passato". Questo laboratorio d'arte vivrà in futuro grazie alla passione tramandata da padre in figlio, e ancora da Ezio al figlio Emilio.

PantografoPantografo

Grande grande – Due scultori circondati da opere di grandi dimensioni perchè questo è quello che fanno Ezio ed Emilio. "Utilizzando un pantografo riportiamo in dimensioni maggiori un bozzetto, un modello di piccole dimensioni, che viene ingrandito in proporzione. Tutto si svolge prendendo dei punti di riferimento sull'opera in piccolo, che vengono segnati automaticamente sul blocco di gesso da cui uscirà l'opera grande. L'attenzione deve essere molta perchè un minimo errore, anche solo di mezzo millimetro sull'opera di partenza modifica il risultato finale. La macchina può riprodurre fino a cinque volte le misure di partenza", spiega Emilio. In realtà lo strumento è molto semplice, sta poi all'artista la granparte dell'operato manuale. Sparsi nello studio dei due scultori diverse opere, alcune in fase di lavorazione come esempi di figure in creta in attesa di asciugare; opere queste destinate ad una via crucis di Scopello. E ancora creazioni di artisti stranieri, che da sempre collaborano con Negretti, fin dagli anni '70 quando la lavorazione artistica in Italia costava molto meno rispetto all'estero, America innanzitutto.

Negretti al lavoroNegretti al lavoro

Di stile in stile – Era il 1954 quando Ezio Negretti frequenta l'Accademia di Brera serale. In una foto ricordo di quegli anni riemerge un misto di nostalgia e sacrifici. "Lavoravo durante il giorno con mio padre – racconta Ezio – la sera andavo a lezione nelle aule di Brera. Tutta la settimana lontano da casa, da Viggiù, dalla famiglia". La stessa accademia oggi frequentata dal figlio. Due generazioni che si confrontano su molti aspetti, dall'educazione al lavoro, alle tecniche artistiche, al lavoro, all'arte. Da quel periodo e dal tempo trascorso poi, emergono nomi di artisti importanti, da Franco Fossa, Eros Pellini, Floriano Bodini, Francesco Messina, Luciano Minguzzi ad Achille Castiglioni, a nomi noti a Viggiù, uno fra tutti Ettore Cedraschi. Ezio Negretti con loro ha lavorato, discusso, scambiato opinioni e trattato d'arte. Spesso venivano nel suo studio con i loro bozzetti chiedendo di poterli ingrandire.

'Io il braccio, loro la mente'
– "Lavorare a stretto contatto con questi scultori non sempre è stato facile", confessa Ezio, che ricorda ancora come fosse oggi una litigata con Francesco Messina. Tra le opere ricordate da Ezio, spicca il 'Cavallo morente' realizzato in collaborazione con Messina per il Palazzo della RAI a Roma nel 1966. Oltre che a Milano, alla storica Fonderia Artistica Battaglia, Negretti ha lavorato in diversi luoghi. Un uomo che ha conosciuto il mondo attraverso gli artisti. "Perchè io sono il braccio, loro le menti", sottolinea Ezio, "la difficoltà di questo lavoro è riuscire a entrare nell'ottica di ogni personalità, cercare di comprendere la loro mano, la loro volontà, la loro idea, intenzione". Negretti può dire di aver conosciuto appieno questi personaggi e tramite questi, le loro opere e le richieste specifiche, il mondo e i suoi cambiamenti.