Punto per punto una storia di secoli

Busto Arsizio. Come si può ricucire uno strappo?
Con gli arnesi giusti, una stoffa adeguata e una buona conoscenza si può sempre rimediare ad uno strappo. E il risultato è il più delle volte sorprendente. I nostri antenati ben lo sapevano. Aggiustavano tutto e, nel tempo, di rattoppo in rattoppo, gli oggetti rappezzati acquistavano maggior valore e personalità. La pratica era ampiamente diffusa non solo in ambito contadino ed è perdurata in ogni classe sociale sino alla fine della seconda guerra mondiale, testimoniando uno stile di vita spesso imposto dalla necessità, ma anche una consolidata cultura incentrata su sobrietà e risparmio.
Le donne principalmente si dedicavano a rimettere insieme abiti, coperte e biancheria di casa, ma esistevano delle vere e proprie figure professionali, artigiani che si facevano carico di riparare stoviglie, contenitori, utensili da lavoro e innumerevoli oggetti di uso quotidiano. Taluni si dedicavano ad interventi decisamente più impegnativi come il ricamo di tessuti preziosi, il restauro di arredi, di oggetti d’arte e opere murarie.
Anche per realizzare i giocattoli dei bambini venivano per lo più usati, assemblandoli tra di loro, materiali di scarto. Il mondo di ieri e dell’altro ieri viveva di recupero e riuso, riparando e riutilizzando gli oggetti all’infinito, ben lontano dalla cultura del consumo espressione dell’era industriale e post industriale, dove al valore della parsimonia si è sostituita la pratica dell’ “usa e getta” estesa non solo alle cose, ma anche agli affetti, ai sentimenti e alle relazioni.

Kintsugi: riparare con l’oro. Il valore dell’imperfezione.

Il Kintsugi è la nota consuetudine giapponese che consiste nel riparare oggetti in ceramica utilizzando oro liquido, talvolta anche argento, per saldare insieme i frammenti. Così facendo si ottengono pezzi d’arte, resi preziosi dall’oro e unici dall’intreccio casuale con cui la ceramica si può spezzare. Questa usanza nasce dall’idea che anche dall’imperfezione e dalle ferite può derivare una forma superiore di perfezione estetica e interiore.

Riparare le ferite. Non si deve buttare ciò che si rompe.

Il Kintsugi ci suggerisce paralleli affascinanti e suggestivi: non si deve buttare un oggetto rotto perché le sue fratture diventano trame preziose. Cercare di recuperarlo porta ad un vantaggio più grande. Così anche nella nostra vita dobbiamo fare in modo di fronteggiare positivamente gli eventi traumatici, valorizzando le esperienze dolorose e crescendo attraverso di esse. In questo modo, imparando a ricucire le ferite, ciascuno di noi ha la possibilità di trasformarsi e di diventare una persona unica e preziosa.

M. Giovanna Massironi