Monumento a Rosmini, V.VelaMonumento a Rosmini, V.Vela

Per capire chi era Vincenzo Vela descritto dalle parole di Federico Masedu. Questo è stato il tema iniziale della conferenza che nella serata di domenica 18 maggio, all'interno della manifestazione 'Fai il pieno di cultura', ha affascinato il pubblico. Ascoltare l'arte, osservare le sculture nelle pieghe degli abiti, incrociare lo sguardo pieno di un uomo che ha fatto il suo tempo. E tutto questo nella penombra di un museo, nel silenzio dei giochi di luce e ombre creati dalle possenti statue di un altro grande artista, ripercorso a grandi tappe dallo scultore Nino Cassani: Enrico Butti.

Carpe diem – Per un decennio stretto collaboratore del Museo di Ligornetto (CH), Federico Masedu, non poteva che presentare Vela nei suoi tratti salienti, nei singoli dettagli. Dalle espressioni dei suoi personaggi, alla versatilità dei manti, dalla scelta del materiale usato, alla spazialità delle statue. "Vela in un modo o nell'altro è sempre riuscito a realizzare la statua giusta nel momento giusto", ha dichiarato Federico Masedu. E' proprio balzando da un capolavoro all'altro che si è delineato il profilo dell'artista. Un esordio non da poco, se si pensa che nel settembre 1859 viene inaugurato quello che è considerato uno dei suoi capolavori: il monumento funebre al teologo e filosofo Antonio Rosmini, situato nel Santuario del SS.Sacramento di Stresa. Così ha inizio il viaggio tra le opere dell'artista, con una produzione che fonda il suo essere su esempi noti e notevoli del cammino della storia dell'arte. E se la posa inginocchiata del teologo, ricorda gli illustri del passato, il suo volto concentrato in preghiera, rivede il monumento canoviano in San Pietro in nome di Clemente XIII Rezzonico. Con uno sguardo al dipinto ad olio di Rosmini, ai suoi abiti reali e alla maschera funebre richiesta come modello da Vela, ne è scaturito un monumento che sa di vero, un ritratto fedele al dato reale. Un libro tra le mani a ricordare lo spessore culturale di Rosmini; uomo d'intelletto che nel 1848, si macchia dell'appellativo di eretico, a seguito della pubblicazione di un volume, in parte contestato.

Federico MaseduFederico Masedu

Tra i classici e i contemporanei – Nel monumento rosminiano, come nel capolavoro giovanile dello 'Spartaco', trovano posto richiami all'arte di tutti i tempi. Dalle pitture di Hayez ai nudi classici. Il pittore veneziano ha assaporato con la sua arte gli anni a cavallo del 1848, quello stesso periodo che ha coinvolto Vela. Da qui nasce il virtuosismo dell'eroe classico, con la sua brutalità, e concretezza fisica. Come è ovvio che sia, nel percorso di un artista, il vedere il Giudizio Universale più noto della storia, non può che impregnare la sua visione dell'uomo; questo si legge nelle opere dello scultore dopo il 1847.

Garibaldi – All'età di 70 anni, Vincenzo Vela è più che mai attento al mondo in cui vive. Non a caso la sua arte omaggia Giuseppe Garibaldi. E lo fa con un'opera alta 4 metri, ora al Museo in Svizzera. Poche parole per definirlo e un confronto degno ed esplicativo con l'opera di Francesco Confalonieri a Gallarate. Movimento, sinuosità, leggerezza, un gioco vivace di pieghe da un lato, la staticità dell'altro. "Quella variatio intrinseca nell'arte di Vela espressa nella capacità di eseguire in diversi modi i medesimi elementi linguistici – specifica Masedu – presente, ad esempio, nei panneggi delle sue figure".

Nino CassaniNino Cassani

Oggi come ieri – L'ultima opera analizzata da Federico Masedu è 'Vittime del lavoro', un bassorilievo dal soggetto più che mai attuale. Al Museo dello scultore è conservato il modello in gesso; Vela avrebbe voluto vederne la fusione in bronzo, ma questa è avvenuta solo nel 1895, 4 anni dopo la sua morte. Pare che tale fase di lavoro sia stata commissionata proprio all'artista Enrico Butti, chiamato appositamente a Milano. E' così che dopo la produzione artistica di Vela, prende atto quella del viggiutese, sulle parole di Nino Cassani, scultore a sua volta e responsabile dei musei viggiutesi.

Butti messo a nudo – Una scansione temporale, quella eseguita da Nino Cassani, che ha delineato le linee essenziali della produzione dell'artista. Nato a Viggiù nel 1847, Butti ha segnato con la scultura del suo tempo, le problematiche e le realtà storiche. Un ponte tra i due grandi artisti, che trovano nelle situazioni reali lo sfogo del bisogno creativo. "Forte nel modellare e diritto allo scopo", così è definita dal professore la produzione giovanile buttiniana. Una tenacia e una fermezza nel realizzare soprattutto la nudità umana che rimarrà nello scultore; basta osservare alcuni tra i suoi capolavori, come 'Il minatore', con tutto il suo respiro di realismo sociale, o 'Il guerriero di Legnano'. Non mancano anche per il viggiutese i rimandi ai grandi dell'arte europea; in questo caso ad Auguste Rodin e al suo 'Pensatore', come alla 'Porta dell'Inferno'. Due figure che hanno toccato la storia, e che a loro volta l'hanno raccontata e filtrata attraverso la corposità dell'arte. Due artisti figli del loro tempo, e che il tempo stesso merita di ricordare.