Milano  Una bellezza da “far male”, quella raccontata nelle opere  sacre di Gaetano Previati, cariche della più intensa espressione e rappresentazione del dolore.
Pare che l’artista abbia sentito sulla sua pelle affondare le spine, i chiodi e lo squarcio al costato…

La mostra, Gaetano Previati 1852-1920. La Passione, ospitata al Museo Diocesano Carlo Maria Martini, curata da Nadia Righi e Micol Forti, presenta un suggestivo nucleo di opere sacre del maestro del divisionismo italiano in un percorso  che si apre con la Via al Calvario.

L’ opera, esposta per la prima volta, è recentemente entrata a far parte della collezione del museo (per lascito testamentario) è affiancata da una seconda versione autografa, proveniente dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona.
Al centro della scena le donne, Maria in particolare, che seguono il Cristo in un’atmosfera dove la disperazione è palpabile e carica di tensione.
La stessa luce che illumina le figure risulta dolente…

L’esposizione prosegue con l’intera Via Crucis (realizzata tra il 1901 e 1902) recentemente restaurata; proveniente dalla Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani e prestata per l’occasione.
Le grandi tele (cm 155×120) furono esposte dall’artista alla I Quadriennale di Torino nel 1902 e per lungo tempo, dopo essere giunte in Vaticano, sono state custodite negli appartamenti papali. Di seguito anche 14 riproduzioni fotografiche, ritoccate a punta d’argento dall’artista, e conservate nella chiesa dei Santi Quirico e Paolo a Dogliani (CN).

Nelle opere religiose,  Previati ha dedicato la parte migliore di sé.
Ha saputo manifestare la sua anima di Cristiano alla massima potenza, esprimendo l’essenza del sentimento di Fede. Nella narrazione pittorica Gesù è sempre rappresentato al centro, i particolari tutt’intorno quasi svaniscono  così come il paesaggio che si dissolve lasciando che, lo sfondo del cielo con i suoi toni, riveli la drammaticità  del momento.
Previati fa riferimento all’iconografia tradizionale rivisitandola con conoscenze simboliste.
Il colore, rarefatto, è steso con pennellate filamentose dove un rosso profondo,  inquieto e tormentato fa vibrare la tensione della scena.
Di stazione in stazione il colore, dapprima infuocato, perde luce facendosi  sempre più cupo e buio: … Tutto si è compiuto…

La mostra, che diventa anche occasione di riflessione e riscoperta in questo periodo,  sarà visitabile sino al 20 maggio da martedì a domenica dalle 10 alle 18. Informazioni: T. 02 89420019  info.biglietteria@museodiocesano.it.

E.Farioli