Leggiuno – L’Eremo di Santa Caterina del Sasso si prepara a ospitare dal 28 febbraio al 1 aprile la mostra  “La memoria degli oggetti. Lampedusa, 3 ottobre 2013. Dieci anni dopo”.
Si tratta di un progetto cultuale realizzato in collaborazione con Zona, Carta di Roma, Archeologistics e Fraternità francescana di Betania.

Per entrare nelle radici dell’esposizione, occorre tornare indietro nel tempo…

Era l’alba del 3 ottobre del 2013, quando un vecchio peschereccio con oltre 500 persone a bordo naufraga a ridosso dell’isola di Lampedusa. Vengono recuperati 368 corpi di persone di
nazionalità eritrea. Per la prima volta, i corpi dei naufraghi sono visibili al mondo intero. È
un evento che cambia la percezione dei naufragi e che scatena una reazione emotiva a
livello politico, mediatico e sociale.

Da quella tragedia, dal 2014 a oggi, si contano oltre 31.000 persone morte nel
Mediterraneo, persone partite dalla loro terra con la speranza di raggiungere l’Europa.
Gli arrivi via mare fanno parte del nostro immaginario delle migrazioni. Eppure, a distanza
di dieci anni, l’opinione pubblica italiana (ed europea) sembra essersi assuefatta ai
naufragi e alle morti in mare.

L’Eremo di Santa Caterina del Sasso, la cui storia prende avvio proprio da un naufragio, ospita
la mostra che tramanda la memoria della tragedia del mare attraverso gli oggetti, le fotografie e le testimonianze di chi ha vissuto quella tragedia accanto alle fotografie di Karim El Maktafi e i video di Valerio Cataldi.