Giugliana CaprioglioGiuliana Caprioglio

Icona e Sacre Scritture – Per comprendere l'icona orientale della Trasfigurazione -episodio in cui Cristo rivela la propria identità divina a pochi apostoli e ai due profeti Mosé ed Elia quaranta giorni prima d'essere crocefisso- è necessario far riferimento alla parola scritta nei Vangeli, ed in particolare ai versetti 9, 2-9 di Marco, "evangelista molto descrittivo al quale", specifica la Caprioglio, "gli iconografi si sono rifatti nella rappresentazione della Trasfigurazione in icona". Quel che emerge dal confronto è indubbiamente la capacità, anzi, soprattutto la volontà dei pittori di religione ortodossa di riprodurre in maniera decisamente fedele quanto tramandato dalle Sacre Scritture sulla Trasfigurazione.

Per secoli lo stesso linguaggio, poi…- "Per quasi tutto il Medioevo sino a prima di Giotto", precisa la presidentessa, "gli artisti d'Oriente e d'Occidente hanno rappresentato la Trasfigurazione con lo stesso linguaggio, intriso, cioè, di una carica sintetico-formale e di una simbologia che nelle immagini sacre occidentali è andata progressivamente scemando da quando Giotto iniziò ad esaltare la componente umana del Cristo, secondo una modalità lontana da quella tradizione alto-medievale riscontrabile per esempio nella Trasfigurazione dell'abside di Santa Apollinare in Classe a Ravenna, in cui è palese la rinuncia a raffigurare il volto di Dio, e gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni sono rappresentati da tre pecorelle, a sottolineare un profondo rispetto nei confronti della divinità, le cui fattezze mai nessuno vide".

Icona trasfigurazione di Teofane il grecoIcona trasfigurazione
di Teofane il greco

Oltre la forma e l'immagine – Le più recenti icone della Trasfigurazione -esemplare quella di Teofane il Greco- pur raffigurando Cristo e i personaggi dell'episodio evangelico secondo le loro fattezze umane, sono esempio di un sentire il divino da parte della cristianità ortodossa lontano da quello occidentale. E' un approccio ancora medievale che spinge il fedele oltre la forma, oltre l'immagine, e gli fa percepire la reale presenza del Cristo trasfigurato nell'icona. "L'Occidente", divhiarava la Caprioglio, "non riesce più a riconoscere nelle immagini sacre la reale presenza divina, vi riconosce piuttosto la bellezza delle forme artistiche".

Trasformarsi – "Perché ho presentato l'icona della Trasfigurazione poco prima della Pasqua che è il momento di massima glorificazione di Dio?", ha chiesto la relatrice alla fine della conferenza. Il termine trasfigurazione, ossia "cambiamento di forma" ma anche "oltre la forma" ci aiuta a comprenderlo. "Da un lato questo episodio evangelico ci insegna a trasfigurarci, nel senso di trasformarci", sottolineava la presidentessa leggendo quanto San Paolo dichiarava nella prima lettera ai Romani, "Trasformatevi rinnovando la vostra mente, dall'altro l'icona della Trasfigurazione ci induce a sospingerci al di là del dato sensoriale per carpire la reale presenza di Cristo in essa, allo stesso modo in cui l'Oriente ancora oggi intende Cristo: luce vera e viva anche nelle rappresentazioni iconografiche".