Clara Castaldo
"Giuseppe Panza e il pensiero pubblico. Aveva dichiarato che il suo desiderio più grande sarebbe stato di esporre la sua collezione in Italia, in uno di quei grandi monumenti del passato vuoti e in attesa di restauro. E che se aveva potuto fare qualcosa di buono era in gran parte per merito dell'amata consorte. Varese ha perso un "gran signore dell'arte del XX secolo" e sembra che si trovi mille volte più sbigottita di fronte alla sua grandezza, mista, come di rado accade, alle maniere semplici. Oggi pare che il suo più grande insegnamento sia stato quello di custodire, di badare a, di andare oltre la patina superficiale, di scrutare il presente senza seguire le mode. Se mai dettandole".

Lara Treppiede
"Una persone di quelle che è difficile dimenticare. La sua voce calma e tranquilla era segno di una grande forza e determinazione che gli hanno permesso di rimanere fedele alla sua grande passione, l'arte. Costantemente alla ricerca della bellezza, ha saputo dar vita ad un luogo che parla di lui oggi più che mai. Il suo libro di memorie, un diario, un testamento artistico in cui si scoprono gli aspetti di che non erano di immediata lettura a causa della sua timidezza, spesso compensata dalla grande vitalità ed energia della moglie, compagna di vita e di passioni. Nessuno può e deve dimenticare che Giuseppe Panza è stato un esempio di vita e che ha lasciato un grande patrimonio culturale e artistico a Varese".

Laura Orlandi
"Quello sguardo così attento e vivace, la sua smisurata passione per l'arte e la sua testarda caparbietà dimostrata in più occasioni. Il suo carattere gentile, la sua umanità e la sua lungimiranza nel campo del collezionismo. Tutto questo mancherà di Giuseppe Panza, il conte che non amava il suo titolo nobiliare, che chiedeva spesso di ometterlo in articoli e interviste. Un uomo come tanti – a suo parere – una persona umile, di grande cultura che con la sua generosità ha omaggiato Varese di un dono prezioso. Spero che la città ne comprenda sempre l'immenso valore".

Serena Gecchele
"Grazie per il tuo coraggio, grazie per il tuo anticonformismo in anni di rigide etichette comportamentali, grazie per la capacità e la saggezza nel perseguire le tue intuizioni, ma grazie soprattutto per la tenerissima e perseverante azione di sostegno e passione nei e per i giovani. Che tu possa essere per tutti noi un modello da emulare: sia per l'amore e la cura con i quali hai creduto in un sogno, la collezione di Villa Panza, sia per la tua personalità, cometa che chissà quando ancora passerà sopra le nostre teste".

Manuela Ciriacono
"Non ho avuto occasione di conoscere di persona il conte Panza. Però la sua villa e soprattutto la sua collezione hanno avuto in qualche modo un ruolo importante nella mia vita. Avevo diciassette anni la prima volta che sono andata a visitarla, ovviamente con la scuola. E fu un'illuminazione: scoprii il fascino dei monocromi (le opere di Sims, Simpson, Fredenthal, tra le altre) il senso di un'arte fatta di luce (Dan Flavin). Non era l'arte che avevamo studiato sui libri, non rientrava nel programma scolastico e, forse proprio per questo, mi colpì immediatamente. La collezione Panza è effettivamente un "fuori programma", un gioiello inaspettato, un tesoro ineguagliabile, sul nostro territorio, di capolavori dell'arte contemporanea. E se ha un grande merito è quello di saper insegnare, anche ad una diciassettenne, che Arte è anche una finestra aperta sul cielo (James Turrel, Sky Space I). E' dunque grazie alla lungimiranza di un collezionista come Giuseppe Panza che questa magia dell'arte potrà ripetersi ancora, oggi e in futuro".

Valentina Miolo
"Passione, determinazione, lungimiranza. Nella sua amata Villa molti sono gli angoli che rivelano la forte motivazione e il pensiero artistico del Conte; ma l'opera che mi ha sempre colpito è forse quella meno esemplare dal punto di vista estetico. Un documento ingrandito e incorniciato, appeso in fondo al corridoio del piano terra – vicino al bagno rosa, in cui viene reso noto che nel 1995 (se non ricordo male) il Conte Panza e un artista tra i suoi più amati ebbero una conversazione artistica tra le mura della Villa. Ecco la luce; ciò a cui il Conte ci spinge, accompagnandoci per le meravigliose sale: ciò che è veramente importante, alla base di qualsiasi tipo di arte, è il dialogo, il confronto. Esso si percepisce ovunque nel la villa, in cui le opere di diversa epoca e provenienza dialogano tra loro, vive. Non lasciamo cadere il dibattito, il dialogo, la voglia di comprendere e aprirsi a nuove strade, anche apparentemente incomprensibili a primo acchito, ora che il Conte con tanta dedizione ci ha illuminato la via lungo tutto il suo percorso. Tanto ha fatto per noi Giuseppe Panza, e continua a fare anche oggi. Con grande affetto".