Una foto di IntroiniUna foto di Introini

Alla scoperta di Narni – "Narni è una città a 'più strati': romano, medievale e rinascimentale", si legge nelle brochure ufficiali del borgo umbro, addossato alla montagna che domina il fiume Nera. Nello splendido gioiello umbro, tracce dell'epoca romana sono nei ponti, nei siti archeologici che stanno portando alla luce l'antico porto sul fiume. Le mura medievali e i lussuosi palazzi che sorsero ai tempi della cattività avignonese del Papa, sfruttandone l'assenza per acquisire sempre più importanza e potere su un territorio che arrivava quasi a lambire la stessa Roma. E la rocca, costruita invece dagli architetti pontifici quando l'autorità religiosa impose una rete di fortezze sul territorio. E infine l'energia del fiume che ha permesso in tempi più recenti una nuova era per Narni con la collocazione di uno stabilimento della Pirelli per la lavorazione del linoleum, e di tutta una serie di presenze industriali che ne hanno fatto un comparto di sicura importanza. Questo mosaico di identità e di stratificazioni è oggi oggetto di un volume, edito da Franco Maria Ricci, di cui la restituzione fotografica è stata affidata al fotografo gallaratese Marco Introini.

Rapporto consolidato – Il rapporto di Introini con la casa editrice bolognese si è fatto via via più saldo. Proprio all'inizio dello scorso anno, il fotografo cominciava la sua collaborazione realizzando un diario di viaggio, tra parte testuale e servizio fotografico, proprio sulla metodologia del viaggiare e dell'esplorare dalla parte del fotografo. Un lavoro apprezzato dalla casa. Che ha pensato a lui per una commissione anche più prestigiosa: il lavoro fotografico per la collana Grand Tour, uno dei fiori all'occhiello del marchio. Autori importanti, edizioni di pregio. Per Narni, la FMR si è affidata ad uno storico del luogo Francesco Bussetti da tempo al lavoro su una ricerca storica sulla città.

La copertina del volume

Lo sguardo panoramico – Ho seguito il testo affidandomi alla descrizione dello storico", racconta Introini, che si sofferma su alcune caratteristiche del suo approccio: "E' uno sguardo lievemente diverso dal classico di Franco Maria Ricci, solitamente più concentrato sul dettaglio, sul particolare architettonico o dell'opera d'arte. Io ho utilizzato uno sguardo più panoramico, più affine al mio modo di intendere la fotografia. Ma rispetto alla mia predilezione per il bianco e nero, tutto il lavoro su Nardi è a colori, e questo rappresenta un buon compromesso tra il mio percorso e gli standard editoriali della collana". Foto d'esterni, foto d'interni, nei musei e nelle chiese: "il problema è stato armonizzare il tutto, con l'attrezzatura che mi sono portato dietro, per temperare le fonti luminose artificiali e quelle naturali, omogeneizzando le immagini, mantenendo viva la plasticità dell'immagine".

Uno sguardo alla Gam – Introini, in partenza per Lisbona dove gli è stato commissionato un lavoro fotografico sull'Expo, da presentare prossimamente in Triennale a Milano, tra un viaggio e l'altro ha avuto modo di vedere e anche più di una volta, un progetto fotografico che gli sta a cuore; quello promosso dal museo della sua città e dedicato alla rivisitazione fotografica dell'opera architettonica di Giulio Minoletti, compiuta da Maurizio Montagna, con il quale Introini ha più volte collaborato. Più di uno si è chiesto perché non sia stato affidato proprio a Introini, gallaratese doc, ma sopratutto perfettamente a suo agio nel rapporto tra fotografia e architettura. "Meglio così" – si schermisce l'interessato – affidare il progetto ad un gallaratese mi sarebbe sembrato un orizzonte un po' ristretto; è stato più giusto chiamare un collega. E Maurizio, un carissimo amico, ha fatto davvero un lavoro splendido".