Il tessile, la città – L'ultima volta che ha presentato un suo libro, Luigi Giavini ha confidato agli amici più intimi che quella sarebbe stata la sua ultima fatica.
Così non è stato e riusciamo a comprenderlo, perché la passione per la ricerca, l'amore per la propria terra, la voglia di far conoscere agli altri le proprie scoperte sono una fiamma difficile da spegnere.
D'altronde, le vicende del tessile sono profondamente legate alla nostra città ed alla sua gente, tanto da rappresentare una autentica testimonianza di vita. E sotto tale aspetto va precisato che è bene recuperare alla memoria collettiva particolari che altrimenti nel giro di pochi anni potrebbero andar perduti per sempre.
Giavini propone ora al pubblico un'altra ricerca alquanto suggestiva, se non altro perché alla risaputa laboriosità dei bustocchi affianca una meno conosciuta predisposizione all'arte.
La fiaba del cotone – Il titolo rivela immediatamente i contenuti della pubblicazione: ‘La fiaba del Cotone. Viaggio nel mondo di marche, segni ed etichette tessili del XIX° e della prima metà del XX° secolo'.
Un viaggio fantastico fra oltre quattrocento illustrazioni a colori che ben rappresentano la vitalità creativa con cui ogni azienda da una parte testimoniava la qualità dei propri prodotti e dall'altra cercava di distinguerli rispetto ad altri presenti sul mercato: dai segni stampati all'inizio della pezza, all'etichetta in carta, sino al marchio depositato.
Uno studio a tutto campo che coinvolge tante aziende del territorio, ma anche a livello internazionale. Valga per tutte la ‘David & John Anderson' (in seguito acquisita dal Cotonificio Albini di Bergamo) citata da Stendhal in ‘Le rouge et le noir' per l'ottima qualità delle camicie.
Nel corso dell'esposizione, insieme ai vari tipi di tessuto (Massaua, Pelle Ovo, Bombasa, Raso, Gabardine, Flanella) si rincorrono splendide immagini con animali di tutti i tipi iconografie mitologiche, paesaggi, pirati, vascelli, fiori, bellissime donne, effigi di eroi (ad esempio la Bombasa Garibaldi).
L'impronta dell'arte – Immagini che interpretano le diverse epoche e rappresentano, nel loro splendore cromatico e nella sublimazione del disegno, la continua evoluzione dell'espressione artistica (notevolissime – ad esempio – quelle legate al ‘Liberty').
Del resto, l'etichetta è il primo biglietto da visita di un prodotto: una azienda bustese che produce tessuti per le doti riporta per i clienti del Sud ‘La Madonna delle Lacrime'; chi esporta in Giappone raffigura un Budda; chi va nei paesi dell'Est una icona; per i clienti del Medio Oriente vale il classico minareto od una moschea. E attorno scritte di ogni tipo: in spagnolo, arabo, cirillico, francese, tedesco, ecc.
E della bellezza – "Ho rinvenuto in un cassetto alcune etichette conservate da mio nonno" – spiega Giavini – "Da lì ho cominciato un lavoro duro ma entusiasmante, poichè questi reperti rappresentano la ‘bellezza del tessile'. In effetti, venivano realizzate da artisti che si presentavano con cartelle contenenti una serie di bozzetti tra cui l'imprenditore poteva scegliere quelli più attinenti al prodotto ed al mercato".
Il libro, edito dalla Nomos e stampato dalle Mariani Arti Grafiche, è stato presentato il 13 novembre al Museo del Tessile di Busto con l'intervento di Vittorio Celiento e di Michele Graglia, presidente dell'UNIVA