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Francesco Castellanza, giovane neolaureato di Busto, ha condotto un'indagine sull'opera di Enrico Castiglioni, detto Richino, autore, specialmente tra gli anni '50 e '70, di innovativi e complessi progetti architettonici e urbanistici. La sua tesi (Laurea Magistrale in Architettura presso il Politecnico di Milano) si focalizza principalmente sull'edilizia sacra del Castiglioni, prendendo in esame anche la straordinaria messe di scritti confluita in saggi come "Il significato dell'architettura", "La parola" e "La storia come giudizio" (raccolti nel 2000 in una pubblicazione edita da SINAI).

Quali sono le linee principali lungo le quali si articolano la tua ricerca e il tuo progetto?
"Nella mia tesi, discussa con la Professoressa Maria Antonietta Crippa, ho dovuto innanzitutto documentarmi sui luoghi e sui tempi della formazione del Castiglioni, a partire dagli anni del dopoguerra quando la città di Busto Arsizio visse la sua florida stagione industriale, legata soprattutto al ramo tessile. Il nucleo fondamentale del mio lavoro è il progetto di recupero e valorizzazione della chiesa di Sant'Anna che avrebbe dovuto completare l'omonimo quartiere realizzato tra il 1959 e il 1963. Ho voluto principalmente dedicarmi allo studio dell'architettura sacra firmata dal Castiglioni, non tralasciando tuttavia le principali figure di architetti e artisti contemporanei che lo conobbero (come Gio Ponti, Bruno Zevi, Fausto Melotti, Lucio Fontana e padre Costantino Ruggeri) e il contesto culturale negli anni della ricostruzione e del boom economico".

Francesco CastellanzaFrancesco Castellanza

Udo Kultermann definì il Castiglioni "uomo universale". Quali sono i suoi tratti (umani e professionali) salienti?
"Il Castiglioni, dopo aver conseguito la maturità classica presso il Collegio dei Padri Rosminiani di Domodossola, si iscrisse al corso di Ingegneria Civile e, nel 1939, conseguì l'abilitazione alla professione di architetto. Ingegnere, architetto, pittore, scultore, insegnante, il Castiglioni, personalità riservata, si inserì nel dibattito architettonico grazie a diverse pubblicazioni su riviste italiane e straniere quali "Domus", "L'architettura: cronache e storia". Strinse amicizia con Mario Apollonio, che lo invitò a tenere un corso universitario in Cattolica e con il quale condivise la passione per il tema del teatro. Sviluppò, inoltre, un coerente impianto teorico, di matrice cattolica, a sostegno della sua ricerca. Dai suoi scritti emergono tutta la ricchezza culturale e la formazione classica (nutrita da alta riflessione teologica): responsabilità e gratuità sono gli elementi precipui della sua riflessione. L'operare artistico e architettonico, nella sua costante attenzione alla dimensione collettiva all'interno della quale agisce la persona, viene visto come atto morale per eccellenza".

Quali sono, a tuo avviso, gli elementi principali e riconoscibili nelle architetture del Castiglioni?
"La componente dominante nelle costruzioni del Castiglioni è quella strutturale, dove è più evidente la sua formazione di ingegnere: è la struttura, infatti, a farsi portatrice di qualità estetiche. Ne risultano edifici molto differenti, dalle eleganti strutture in centro a Busto fino all'edificio dell'ITIS di Castellanza definito da Zevi "impetuoso e aggressivo". Notevoli sono anche gli studi sulle "strutture a guscio" condotti grazie alla perizia e al

Pianta della chiesa di Sant'AnnaPianta della chiesa di Sant'Anna

dominio del disegno, senza l'ausilio moderno del calcolo numerico. Per quanto riguarda la materia, Castiglioni si dimostra aperto alle sperimentazioni e dichiara apertamente la sua predilezione per il cemento armato, al quale ama accostare la pietra naturale, il vetro e il mattone declinato in differenti tessiture. La spazialità è sempre dinamica e scenografica: spesso sono fiotti di luce che ritmano e misurano lo spazio".

Alla luce delle ricerche storiche, come ti sei confrontato col progetto "non-finito" di Sant'Anna?
"L'interesse per l'architettura sacra fu prioritario in Castiglioni e venne messo a punto anche in un corso tenuto presso il Politecnico dal titolo "Il tempio come episodio limite dell'architettura" oltre che in numerosi scritti come "Il problema spirituale della ricostruzione delle chiese" firmato insieme con Gio Ponti, o "Che cos'è una chiesa" pubblicato su Domus insieme al progetto per S. Anna. Significativi sono, inoltre, i suoi progetti per la parrocchiale di Prospiano e per il Santuario di Siracusa della Madonna delle lacrime (non realizzato). Propedeutici al mio progetto, sono stati lo studio e la consultazione dei numerosi disegni della chiesa di Sant'Anna che sarebbe dovuta sorgere nell'omonimo quartiere di Busto: tre grandi vele e il ciborio si impostano su un edificio esagonale, di impianto centrale e sviluppato su due livelli (al piano superiore lo spazio per le celebrazioni festive, al livello sottostante un ambiente più raccolto ed intimo per le celebrazioni della comunità). L'intervento di progettazione che ho sviluppato mantiene inalterato l'involucro architettonico, spostando l'attenzione all'interno dove vengono definite le possibili modifiche rispondenti alle moderne normative di accessibilità e all'ordinamento liturgico post-conciliare".