L'interno della Casa degli ArtistiL'interno della Casa degli Artisti

Una lunga storia da difendere – Un edificio che ha visto passare tra le sue mura quasi un secolo di storia. Un luogo di fermento e creazione, uno spazio che si è evoluto e si evolve sulla scia degli andamenti artistici contemporanei. La Casa degli Artisti, di Corso Garibaldi in centro a Milano. Una residenza trasformata in ‘atelier' nell'accezione più moderna del termine: laboratorio, studio, interazione e produzione che nascono in un immobile costruito per ospitare l'arte e gli artisti, i maestri e gli allievi. Una sfida che muove dal 1911, quando viene progettato un edificio ad uso esclusivo di laboratori artistici; che si arresta dal 1936 quando il Comune di Milano minaccia il primo abbattimento; che si riaccende nel 1978 coinvolgendo un maestro dell'espressione contemporanea, Luciano Fabro. L'artista di Torino, insieme a Hidetoshi Nagasawa e Jole de Sanna, prende sotto la propria tutela lo stabile. Una sfida vincente per lungo tempo: la Casa degli Artisti produce mostre e pubblicazioni, vede germogliare protagonisti dell'arte attuale. Vi presero studio nel dopoguerra, Ornati, Cazzaniga, Banchieri, Ferroni, Romagnoni, Cassani, Broggini, musicisti come Chet Baker, scrittori come Buzzati la frequentavano di norma. Una sfida che si tramuta ora in contestazione per la sopravvivenza dello stabile stesso. Ad un anno dalla scomparsa dell'artista torinese, i suoi allievi a Brera, nonché giovani creativi che in quel luogo hanno mosso i primi passi, chiedono che la Casa degli Artisti non venga abbattuta.

Chiarire – Informare in maniera capillare della situazione in cui riversa la loro Casa per poi richiedere che l'ordinanza d'abbattimento dello stabile di Corso Garibaldi, venga respinto. Una battaglia dalla risoluzione non scontata; schierati in prima linea chi, anche attualmente, lavora nella Casa degli Artisti: Claudio Citterio, Diego Morandini e Luisa Protti. Tre artisti come promotori, ma già più ampio il numero di adesioni a sostegno della loro causa. I giovani, dopo svariati colloqui con assessori comunali ed enti competenti, hanno deciso di scrivere una lettera chiarificatrice che informi sulla storia stessa della Casa, come istituzione pubblica da tutelare. Una sorta di petizione che divulgata opportunamente restituisca un alto numero di consensi; causale necessaria per sostenere la battaglia e perseguire un buon esito.

Le vetrate di Corso GaribaldiLe vetrate di Corso Garibaldi

Le motivazioni – L'istituzione milanese nata con una precisa accezione didattica ha maturato una validità nei metodi. Lo scambi e il confronto tra gli artisti ha portato alla luce importanti risultati creativi. L'interazione e la fruibilità stessa di altre opere d'arte, create in sito, hanno stimolato la nascita di nuovi linguaggi e sperimentazioni. L'abitazione è mutata nel tempo arricchendosi di stimoli esterni; diventa dal 1985 sede di mostre. Esposizioni di passaggio, mai fini a se stesse, focalizzano un punto maturato da una sperimentazione precedente e hanno già intrinseco il processo successivo. Una continua e sempre nuova ricerca arricchita dall'adesione di importanti artisti contemporanei e sviluppata in diversi luoghi della città: dal Castello Sforzesco a Santa Maria delle Grazie, ambienti messi a disposizione degli ‘abitanti' per creare i propri allestimenti. Nel frattempo cresce anche l'attenzione critica a livello nazionale sulla Casa degli Artisti. Negli anni Novanta, dopo un calo d'interesse intorno alla Casa, Luciano Fabro rilancia promuovendo mostre in diverse località d'Italia. Vengono anche proposte conferenze all'interno dello stabile milanese e nasce un archivio, tuttora attivo. La Casa degli Artisti conserva al suo interno opere esposte in occasioni internazionali, come la Biennale di Venezia.

L'azione – "Noi temiamo che le Casa degli Artisti, già "Casa dei Pittori", verrà demolita. La "Casa dei Pittori" è un monumento storico, con vincolo monumentale fatto apporre da Jole de Sanna presso la Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali il 20 aprile1983". Questo l'inizio della lettera sottoscritta da Lidia Aceto, Claudio Citterio, Mariella Ghirardani, Arianna Giorgi, Diego Morandini, Hidetoshi Nagasawa, Raffaele Proto, Luisa Protti, Simone Sturiale, Alessandra Tavola. Non un appello, ma un'informazione: "l'importanza e il valore delle cose dovrebbe bastare a suscitare in modo naturale una presa di posizione etica e concreta".