AsteriaAsteria

Sfrecciando tra il caotico traffico cittadino qualcuno le avrà sicuramente notate. Non passano di certo inosservate le quattro enormi lamine di acciaio brunito che si diramano e si piegano nello spazio del Rondò Bersagliere di Cantù in una continua variazione delle angolature prospettiche.
Un gioco ininterrotto di pieni e di vuoti che restituisce poesia al lineare ritmo scultoreo: gli elementi strutturali sporgono da un sottile corpo centrale rappresentato da un volume vuoto, fulcro fondamentale per ogni movimento tridimensionale della superficie.

Come spiega il critico d'arte Claudio Cerritelli con quest'opera, intitolata "Asteria", Paolo Minoli (Cantù, 1942-2004) – presidente dell'Associazione Amici dei Musei della città, fin dalla sua fondazione, e membro del comitato scientifico della Galleria del Design e dell'Arredamento di Cantù – ha realizzato «la sintesi di un modello spaziale avvolgente che presuppone il continuo spostamento del punto di vista dello spettatore; in tal senso l'idea di movimento intorno alla dimensione simbolica della scultura trova piena rispondenza nella struttura circolare del rondò che assume il ruolo di un luogo-segnale contenitore di molteplici stimoli percettivi».
La scultura, alta quasi cinque metri e mezzo, mescola e sublima le numerose ascendenze della sua ricerca: dalle esperienze di Mondrian, di De Stijl e del Bauhaus fino all'astrattismo di Munari, Veronesi, Reggiani, Melotti e dei comaschi Rho, Badiali, Galli e Radice. Un'esigenza di rigore (cartesiano) e di ortogonalità che fonde i suoi intenti di pittore, scultore e grafico dando forma ad una vera e propria astrazione "concreta".