Fuga in EgittoFuga in Egitto

Fa ancora discutere, e si teme lo farà ancora per molto tempo, la pittura a muro di Renato Guttuso adiacente alla terza cappella lungo la via Sacra al Sacro Monte. L'ultimo, accorato appello in ordine di tempo sul suo stato di salute, o sul stato di degrado, è quello lanciato, dalle colonne del quotidiano La Prealpina, da Amedeo Brogli.

Brogli è stato colui che più di tutti ha visto nascere l'opera, l'assistente, la mano operativa di Guttuso. Colui che nel 1983 aiutò il maestro a stendere, o meglio stese, la superficie preparatoria e con lui adagiò i famigerati colorici acrilici della ditta francese Lefranc. Quelli che alla lunga si sono dimostrati inadatti a resistere alle condizioni esterne, ai cambiamenti di temperatura, ai raggi solari, ma sopratutto all'acqua piovana e all'umidità che è connaturata al luogo e che emerge dalla roccia retrostante.

Oggi Brogli vive a Roma ma da lì il suo appello, conosciute le condizioni del suo vecchio lavoro, è accorato: "Occorre intervenire immediatamente, appena le condizioni meterelogiche lo consentano, prima che sia troppo tardi". Questo in sintesi, il suo discorso. Di più. Si rimette anche in gioco. "Se mi richiamano, sono disponibile ad intervenire", dichiara al giornalista Riccardo Prando.

Una disponibilità che non sappiamo esattamente quanto rientri nei piani della Soprintendenza che da tempo ha fatto sapere in merito alla questione, per voce della delegata Isabella Marelli, che il restauratore dovrà avere specifici requisiti, facendo dunque intendere che la contiguità con il maestro e la mozione degli affetti potrebbero non essere sufficienti.

E la via de restauro, in ogni caso, potrebbe essere l'unica strada certa nelle tante voci ultimamente levatesi a promuovere soluzioni all'illustre malato: soluzioni che vanno dallo spostamento tout cour, all'arretramento, alla copertura sotto pensilina o sottoteca. La parola, in ultima analisi, spetta proprio alla Sovrintendenza Regionale. Comunque sia, tutti concordano. Occorre fare in fretta.