L'ex palazzo del Genio CivileL'ex palazzo del Genio Civile

La preoccupazione – Il bassorilievo di Vittorio Tavernari che domina la facciata dell'edificio fino a poco tempo fa del Genio Civile non sarà toccato dall'imminente restauro.  La conferma viene dai tecnici di Aler che, divenuti proprietari dello stabile, ne stanno realizzando la riconversione a nuova sede sociale della filiale varesina dell'Azienda Lombarda Edilizia Residenziale. La preoccupazione serpeggiata tra gli estimatori e i famigliari dell'artista appariva legittima. Il bassorilievo lapideo avrebbe potuto non rientrare nei progetti estetici del nuovo edificio; anche solo l'eventualità di un suo spostamento, con il rischio che ne sarebbe conseguito, è stata esclusa.

Post ventennio – "Saremmo folli ad eliminarlo" commenta con decisione l'ìngegnere Capra, direttore dei lavori che da pochi giorni sono cominciati all'esterno e all'interno dell'edificio. Una presenza architettonica di severo classicismo razionalista, a segnare visivamente in maniera forte e decisa l'asse viario che conduce verso l'ex Palazzo Littorio, l'attuale Questura. Una costruzione che è successiva alla grande revisione urbanistica degli anni Trenta, ma che di quel clima in parte risente. Edificato fin dall'origine come sede del Genio Civile, una volta soppresso questo, è passato alla Regione Lombardia che ultimamente l'ha ceduto ad Aler.

Il bassorilievo di TavernariIl bassorilievo di Tavernari

Concorso Nazionale – Il bassorilievo di Tavernari è più o meno coevo alla costruzione dell'edificio. Nell'archivio dello scultore sono conservate due immagini del bozzetto dell'opera. Sul retro, vergata probabilmente dallo stesso Tavernari, la scritta: "Foto bozzetto bassorilievo per il Palazzo del Genio Civile – Varese / opera ora in opera/
m. 4 x 2.50, in pietra / Opera assegnata per Concorso Nazionale – 1950-1953 circa". In realtà la data che compare sull'opera poi incastonata nella facciata è il 1957. Il bozzetto preparatorio dunque risale a qualche anno prima.

L'arte pubblica post astratta – E' un particolare che calza perfettamente al modus operandi pubblico dell'artista in quegli anni. Smaltita la fase astratta coltivata sul finire degli anni Quaranta, Tavernari torna a farsi ispirare da forme stilistiche improntate a secchezza e asciuttezza formale. Il sarcofago Vitalini nel cimitero di Masnago in pietra di Saltrio, il bassorilievo per la tomba Riva nel cimitero di Busto Arsizio, ma sopratutto i due bassorilievi eseguiti per la Cooperativa "Avanti" di Legnano, raffiguranti le lotte partigiani e le lotte popolari per il lavoro e per la pace, contornano una precisa idea di arte sacra e pubblica cui in quel preciso momento lo scultore aderiva anche psicologicamente. Un'idea sottesa all'iconografia scelta per il bassorilievo del Genio Civile.

Il lavoro, dignitoso calvario – Una sorta di liturgia del lavoro, che esprime la religiosità laica dell'artista. Che cita il Vela de "Le vittime del lavoro", trasforma il cireneo che sorregge la croce in un muratore col secchio della malta facendone la figura centrale dell'opera, sullo sfondo un paesaggio urbano in cui la centralità della chiesa si fa defilata per essere sostituita dalla ciminiera e più ancora dalla sovrastante gru, vera e propria croce di un lavoro che è dignità ma anche moderno calvario. Opere, l'edificio e il bassorilievo, che, stando al Codice dei beni culturali e del paesaggio, dovrebbero essere sotto la tutela delle competenze Sovrintendenze.