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Allons enfants de la Patrie – Ne avevamo già parlato. La notizia è di quelle che suscitano scalpore o, quanto meno, riflessione: per la prima volta nella sua storia, la Francia introdurrà un insegnamento obbligatorio di Storia dell'Arte nelle scuole medie e superiori. Questa riforma, voluta dal nuovo presidente della Repubblica francese, fa parte delle proposte formulate dall'Alto Consiglio dell'Educazione culturale ed artistica, organismo pubblico nazionale che ricade sotto la tutela del Ministero dell'Educazione e di quello della Cultura. In questo contesto, la Francia s'è dovuta guardare intorno per vedere le esperienze maturate all'estero ed eventualmente imparare da loro.

Confronti e riflessioni – E a chi guarda la Patria dell'Assolutismo di Luigi XIV e della Rivoluzione del 1789? All'Italia, in primis. Anzi, ad esser più precisi, all'occhio francese il caso dell'Italia è esemplare poiché qui l'insegnamento della Storia dell'Arte è stato introdotto già a partire dagli anni '20. Un recente convegno intitolato "Perché insegnare la storia dell'arte? Tradizione italiana e prospettive francesi" (Palazzo Strozzi, Firenze) ha posto l'accento sulle politiche educative dei due Paesi, chiamando in causa esperti italiani e francesi. Tra i partecipanti: Jean-Miguel Pire, Rapporteur général du Haut Conseil de l'éducation artistique et culturelle et chercheur à l'Ecole pratique des hautes études; Mario Citroni, Vice-Direttore dell'Istituto Italiano di Scienze Umane; Elena Franchi, Responsabile del Laboratorio di arti visive, Scuola Normale Superiore di Pisa; Antonio Natali, Direttore del Museo degli Uffizi; Clara Rech, Presidente dell'Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell'Arte (ANISA); Olivier Bonfait, Professeur à l'Université d'Aix-en-Provence, Président de l'Association des professeurs d'archéologie et d'histoire de l'art des universités (APAHAU); Dominique Poulot, Professeur à l'Université de Paris I.

Passato e presente – Ciò che ha destato qualche

ANISA (Associazione Naz. Insegnanti Storia dell'Arte)ANISA (Associazione Naz.
Insegnanti Storia dell'Arte)

meraviglia sono stati proprio i titoli dei diversi momenti del Convegno: "Passato: Italia, un inizio precoce / Francia, un'inspiegabile assenza", "Presente: Italia, un insegnamento minacciato / Francia, una riforma in ritardo", come a dire che mentre la Francia per la prima volta scommette e punta tutto sull'insegnamento della Storia dell'Arte, qui in Italia, la situazione presenta ben altri connotati e l'insegnamento risulta quasi in pericolo.

A rischio – A renderlo noto, con un chiarissimo intervento al recente Convegno: "Impara l'Arte e…non metterla da parte. La Storia dell'Arte nella Scuola e le sue implicazioni culturali e didattiche" (Roma, aprile 2009), è stata Irene Baldriga: "Nel bailamme delle proposte di riforma che, negli ultimi anni, hanno funestato la scuola superiore italiana, l'insegnamento della storia dell'arte si è visto costantemente insidiato da ipotesi di ridimensionamento, accorpamento e riconfigurazione che hanno destato la preoccupazione non soltanto dei docenti direttamente coinvolti, ma di molti intellettuali e, anche se in minima parte, di alcuni esponenti della politica. (…) E' un dato di fatto che, attraverso un calcolo di pura convenienza economica, il nostro insegnamento sia scivolato rapidamente nel novero delle cosiddette discipline "a rischio".

Eccellenza negata – "Desta stupore, in effetti, che – dopo aver detenuto per circa un secolo il primato dell'insegnamento della storia dell'arte nella scuola superiore – l'Italia sembri avviata verso un sostanziale back off; e ciò avviene mentre il resto d'Europa, la Francia in testa, appare orientata in direzione opposta, e quindi verso l'inserimento della disciplina in tutto il curriculum formativo. (…) Vorrei provare ad argomentare i tratti di necessità e valenza per cui la storia dell'arte andrebbe non soltanto preservata, ma potenziata nella scuola italiana. Se oggi potessi rivolgermi direttamente al Ministro Gelmini, vorrei esporle a chiare lettere per quale ragione la storia dell'arte rappresenta una chiave strategica per il rinnovamento didattico e pedagogico della nostra scuola. Ci sono alcune parole chiave, per usare un'espressione cara alla manualistica in voga, che mi piacerebbe suggerire al Ministro: Europa, Identità, Innovazione, Intercultura. (…) Almeno il 25% dei Licei Classici italiani ha attivato una propria sperimentazione volta al potenziamento orario della disciplina e, in moltissimi casi, al suo inserimento nel ginnasio. Si tratta di sperimentazioni ormai ben inserite nel tessuto scolastico italiano; interventi coronati da un successo che è confermato da una continuità spesso ultradecennale. Si fa fatica, in effetti, a considerare esperienze così ben radicate come sperimentali. E ci si interroga basiti, di fronte alla prospettiva, da molti paventata, che la nuova riforma possa cancellare in un solo colpo corsi di studio divenuti ormai caratterizzanti in istituti e licei che proprio attraverso le sperimentazioni si sono trasformati in laboratori di eccellenza".

Quesiti – "Qual è il vantaggio, ci si chiede, nella riduzione di un insegnamento che – ben lungi dal ripiegarsi in pratiche didattiche obsolete – sembra attestarsi come piattaforma ideale di potenziamento tecnologico, di sperimentazione metodologica, di rigenerazione dell'offerta formativa scolastica? Senza considerare le enormi opportunità che, sul piano dell'integrazione culturale della popolazione scolastica immigrata, l'insegnamento della storia dell'arte può concretamente offrire; e ciò non soltanto in virtù della possibilità di stabilire collegamenti tematici con contesti culturali extraeuropei, ma soprattutto grazie all'universalità e all'immediatezza del linguaggio visivo, primariamente di quello materico e gestuale".

Born in the USA – "Vorrei concludere il mio intervento raccontando un episodio che ritengo assai istruttivo e degno di riflessione. Due o tre anni fa una studentessa americana che aveva seguito un mio corso di storia dell'arte a Roma, mi scrisse dagli USA per chiedermi una lettera di presentazione da allegare alla sua application per la Medical School della Chicago University. Rimasi stupita e provai a convincerla a chiedere la lettera a un docente di qualche disciplina scientifica. Non ci fu verso; mi spiegò che, negli Stati Uniti, la frequenza ad un corso di storia dell'arte viene considerata un'esperienza significativa nella formazione di un medico. Concordammo il contenuto della lettera, che ho ritrovato e al quale, ricordo, lei teneva in particolar modo. La mia allieva è stata accettata alla Medical School e intende specializzarsi in chirurgia. L'episodio non necessita, credo, di particolari commenti, salvo rappresentare un emblematico monito a chi ritiene sensato sacrificare la formazione umanistica e speculativa dei nostri ragazzi a vantaggio di un ipotetico potenziamento delle loro competenze scientifiche".