Picasso, Il galloPicasso, Il gallo

Il pennuto – Guardando il Gallo di Luigi Bennati torna alla mente quel pollastro che strepita nel vuoto di Picasso, commentato in modo illuminante da Ernst H. Gombrich: "Certo nessuno potrebbe riscontrar pecche nell'incantevole chioccia in mezzo ai suoi lanugginosi pulcini. Però nel disegnare un gallo, Picasso non si accontentò di renderne semplicemente l'aspetto: volle esprimerne l'aggressività, la boria e la stupidaggine. In altre parole, ricorse alla caricatura. Ma che caricatura persuasiva ne ha ricavato! Quando ci pare che un quadro pecchi nell'esattezza del particolare, dobbiamo sempre domandarci in primo luogo se l'artista non abbia avuto le sue ragioni per modificare l'aspetto di ciò che ha visto…".

Finiamo l'anno e lo iniziamo mentalmente da quì: da questa grande lezione per la sincerità dello sguardo, per la meditazione e il superamento del pregiudizio. Ci sono mostre che più di altre ci sembrano interessanti perchè sono in grado di sollecitare la curiosità dei visitatori, curiosità di riscoprire le opere d'arte che grandi maestri locali hanno lasciato nelle nostre città. In realtà l'interesse e il desiderio di conoscenza dipendono dallo sguardo di chi le mostre le va a visitare e magari parte proprio da un'esposizione temporanea per fare quattro passi in città e tornare a guardare le opere degli autori della provincia.

Una piccola galleria torna a parlare di un grande maestro della scultura. Una di quelle gallerie che in totale

Luigi BennatiLuigi Bennati

autonomia ed indipendenza riesce a conoscere da un lato giovani talenti emergenti ancora fuori dai circuiti del mercato e dall'altro permette di riscoprire i grandi nomi dell'arte locale. Visitiamo l'Undergallery di Daverio ed incontriamo, come in un giorno di grazia, Luigi Bennati. Nel suo racconto, rimpianti di gioventù e dolore per le perdite di amici e parenti nel tempo della Guerra si mischiano alla dolcezza dei ricordi familiari, agli anni di studio all'Istituto degli Artigianelli di Milano con Monestier. Una testa di bimbo a tutto tondo, si fa tenerezza, profonda umanità, senza cedimenti patetici; un corpo di donna si fa sensualità estrema senza volgarità, sostenuta da uno stile sempre equilibrato, un atleta si fa espressione di robustezza e vigore, parabola eccellente di tensione creativa.

Luigi Bennati, da sempre in grado di far convogliare nelle sue sculture, caratteristiche apparentemente contrapposte: forza e delicatezza, resistenza e leggerezza, ci rivela la conoscenza dei materiali e del linguaggio artistico. Come quando avevamo visitato il suo laboratorio di Gazzada tra bronzi, ceramiche, gessi, legni ma anche dipinti che restituiscono la fortissima dimensione espressiva dell'artista noto in territorio varesino anche per le sue opere pubbliche. Sopra gli altri resta il Monumento ai Caduti della Resistenza, in centro a Varese; un blocco compatto e vigoroso, dove le figure lottano contro gli schemi fissi della scultura e sembrano staccarsi come corpi indipendenti oltre la superficie, oltre i limiti del contorno e della materia.