"Terra Verbana dà buon frutto pur che si fatichi" – Lo dichiara il Logo della Compagnia de' Bindoni che si augura di "ben faticare a metter fuori tanti e tanti studi di cose verbanesi". E non c'è dubbio che l'attività di ricerca e scandaglio storici abbia portato – e nel futuro sicuramente porterà – un'abbondante messe di frutti maturi. Così si legge nella presentazione della Compagnia: "Potrà sembrare strano a qualcuno che si vari una pur minuscola casa editrice attribuendosi un'impresa contenente un epiteto, "bindoni", che tanti cultori del vernacolo lombardo sanno avere una connotazione negativa: ‘perdigiorno, persona inutile, bighellone'. La Compagnia de' Bindoni viene alla luce con tutt'altra aspirazione che l'essere inutile; nasce con lo scopo di produrre testi di cultura verbanese, ma vuol anche ricordare nel proprio nome che la dinastia di quelli che furono forse tra i massimi editori veneziani per tutto il Cinquecento, i Bindoni appunto, proveniva da un luogo dei più affascinanti che siano al mondo: l'Isella di Sotto del lago Maggiore, che poi (…) sarebbe stata universalmente conosciuta con il nome di isola Bella. (…) Sicché la Compagnia de' Bindoni si dichiara fiduciosa di raccogliere l'insegnamento di questa antica e blasonata dinastia di tipografi; e lo fa inserendo nella propria marca un altro antico riferimento al lavoro pro Verbano: si tratta di un uomo, in abiti di fine Settecento, intento a vangare".

I luoghi e i monumenti – Mercoledì 31 ottobre è stato presentato il volume: "Ab Oblivione Vindicanda. Epigrafi cimiteriali del Verbano Lombardo. Parte Prima", a cura di C. Alessandro Pisoni. "Un'opera che si rivela di rilevante importanza per le ricerche storiche locali e non solo e che raccoglie, analizza e commenta le epigrafi cimiteriali del Verbano Lombardo", ha sottolineato il professor Armocida, presidente della Società Storica Varesina, storico e bibliofilo. Il volume, oltre alla postfazione del prof. Antonio Sartori (Dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università degli Studi di Milano) presenta il catalogo delle epigrafi cimiteriali di Agra, Curiglia, Dumenza, Luino, Maccagno, Pino, Tronzano, Veddasca. La ricerca, condotta in porto in un anno e mezzo di lavoro e sostenuta dalla Provincia di Varese, mira a preservare e documentare con attento rigore storico e precisa analisi documentaria, le memorie lapidee dei nostri luoghi. "In tutta la provincia (e non solo) si stanno moltiplicando le iniziative di studio e approfondimento di quelli che giustamente, nel presente volume, vengono chiamati "gli archivi di pietra", così scrive l'Assessore Claudia Colombo nella presentazione del volume. Il progetto "Museo Epigrafico e Lapidario Verbanese" di cui questa pubblicazione segna il primo traguardo, (il cammino di ricerca e studio si svilupperà in più anni per arrivare ad investire tutta la costa del Verbano, fino a Sesto Calende e Golasecca) si rivela particolarmente ampio, articolato e del tutto fuori dagli schemi.

La copertina del volumeLa copertina del volume

"Tra gli aranci e la menta" – Che cosa dicono queste pietre? Quali gesta tramandano? I monumenti analizzati testimoniano la devozione e il ricordo, i simboli di un composto dolore e della speranza, le forme con cui si stabilisce o si mantiene un legame, contro l'oblio. Altre immagini, quelle delle fotografie e dei bronzi o dei bassorilievi marmorei tramandano il ricordo, corroborato e amplificato nelle parole incise. La devozione passa per i simboli della Croce, per le numerosissime icone di Veroniche piangenti, figure di Cristo sofferente, in croce, angeli che reggono un'ancora, una coppa, un libro, una croce, indicano una strada verso il cielo dicendo al contempo la propria speranza. "Ab oblivione vindicanda. Davvero si tratta di cose, di oggetti lapidei (e in senso lato di tumuli e sepolture) che vanno riscattati dall'oblio. Ve ne è motivo. Lungi dall'esser cosa morta, la pietra, tagliata viva, con spigoli e modanature, incisa profondamente o forata per alloggiarvi gli ancoraggi di lettere in bronzo, tramanda due fatti. Il primo: che le lapidi cimiteriali (…) sono materia viva e pulsante di vita, e non morta e fredda. Il secondo: (…) il timore di venir presto dimenticato, l'angoscia dell'esser rimosso dalla memoria dei superstiti". Così scrive Carlo Alessandro Pisoni, sottolineando, inoltre, come tutto questo (oggetti lapidei, simboli scolpiti e parole incise) sia mappabile in un appassionato e rigoroso lavoro che proseguirà con impeccabile taglio archivistico anche nelle future tranches di ricerca che mirano a coprire, nel giro di tre ulteriori campagne di rilievo, la restante parte della costa Lombarda del lago Maggiore.

La cappella Marchelli a Tronzano Lago MaggioreLa cappella Marchelli a Tronzano Lago Maggiore

Ricerca storica, web e carte d'archivio – Ma non è tutto. Al volume e al quotidiano impegno di storici si affianca un utilissimo e prezioso strumento: l'inventario web del Magazzeno Verbanese. Un ausilio di fondamentale importanza per gli storici e per gli studiosi, un modo efficace e moderno per storicizzare e confrontare i documenti, per riconoscere sia la grande, sia la piccola storia locale e dare il giusto peso ai fatti della prima e della seconda. "Il progetto lapidario prende le mosse dall'ormai acquisita consapevolezza che l'impiego di internet, e di un database efficace ed efficiente come quello in uso sul sito www.verbanensia.org possa rendere un prezioso servizio alle più sofisticate esigenze di ricerca. La prima realtà che hanno toccato con mano i promotori di questa iniziativa è stata una mole elevata di dati che l'indagine sistematica dei cimiteri portava a vagliare di volta in volta".

Ab oblivione Vindicanda. Epigrafi cimiteriali del Verbano Lombardo.
Parte prima. Cimiteri dei comuni a Nord della Tresa,
a cura di C. A. Pisoni,
Magazzeno Storico Verbanese, La Compagnia de' Bindoni, 2007, pp. 243