Un momento della conferenzaUn momento della conferenza

Un silenzio rispettoso assetato di conoscenza – Una conferenza che ha rapito letteralmente l'attenzione del pubblico, quella che si è tenuta venerdì scorso presso la Biblioteca Civica di Tradate, perché gli ospiti erano quelli che incutono un poco di soggezione, non tanto per la loro personalità, così simpatica, comunicativa e amichevole; ma, per l'importanza di ciò che hanno fatto nella vita e scopriremo, faranno nel prossimo futuro.

La prima e non l'unica – I protagonisti della serata, organizzata dall'Università della terza età di Tradate, la prima e, speriamo, non l'unica aperta al folto pubblico che ha partecipato, sono stati i fratelli Angelo e Alfredo Castiglioni, archeologi di fama internazionale, – milanesi di nascita ma varesini d'adozione – come ha sottolineato  il professor Silvio Locatelli che ha svolto un'introduzione ricca d'informazioni sui nostri.
La loro attività di ricerca etnografica ed archeologica ha dato dei frutti di tale importanza, che li ha insigniti dei più alti riconoscimenti internazionali in particolare: il premio De Clerq dell'Accademia di Francia, un'onorificenza che acquista ancor più valore, se si rammenta che la prima cattedra d'Egittologia è stata francese ai primi dell'Ottocento. L'attribuzione di tale premio prestigioso e di altri venuti in seguito sono espressione di riconoscenza da parte del mondo accademico, ma non solo, per aver restituito alla dimensione storica qualcosa che era diventato ormai un miraggio.

Una data storica –
Il 12 febbraio del 1989, è una data da imprimere nella memoria, come quella della caduta del muro di Berlino avvenuta lo stesso anno. I Castiglioni hanno scoperto una città, di cui si conosceva l'esistenza nel remoto passato della civiltà egizia, di cui anche Plinio il Vecchio ne citava lo splendore nel VI libro della sua Naturalis Historia, ma che fino al 1989, era rimasta nell'immaginazione solo degli studiosi, il suo nome è Berenice Pancrisia.

Dov'è Berenice?… e il vuoto archeologico – Si trova in quella vasta zona desertica posta sotto il ventiduesimo parallelo, che segna il confine tra l'Egitto a Nord e il Sudan a Sud e che, fino a pochi anni fa rappresentava un cosiddetto vuoto archeologico. Il deserto nubiano è un territorio inospitale caratterizzato da un paesaggio assai impervio, tra sabbie tormentate da tempeste improvvise, ma anche da dislivelli di rocce acuminate con scorpioni che non lasciano scampo a chi malauguratamente vi s'imbatte, eppure, quel deserto un tempo era crocevia di traffici e di popolazioni e fonte inesauribile di oro. Qui si trovavano i ricchi giacimenti quarziferi, che erano frantumanti con pesi di pietra e la manovalanza servile di uomini, donne e forse, bambini, serviva per polverizzare nelle macine e poi dilavare il materiale purificato per ricavarne l'oro.
Uno scriba/ragioniere del tempo in un geroglifico dalla grafia raffinata ci ha lasciato, una notazione contabile, nella quale appunta che da Berenice Pancrisia erano pervenuti alle casse del Faraone in tre anni ben settecentosettantasei chilogrammi d'oro ed invece da altre zone del Regno soltanto cinquantatré.

L'emozione della scoperta – Quando i nostri due archeologi varesini ebbero l'intuizione di essere di fronte, probabilmente, alla città "tutta d'oro" l'emozione fu grande e tale che, il sentire sotto i loro piedi frantumarsi i cocci di vasellame, di ciottoli ed altro ancora, sembrava loro di profanare un luogo sacro. L'attesa, poi, del trascorrere della notte, prima di poter accarezzare, l'indomani, con gli occhi, la città svelata fu infinita. L'alba finalmente fece capolino e già dal primo giorno di scavi e poi con i successivi iniziavano ad affiorare sempre più maestosi nella loro integrità, i muri a secco e perfettamente a piombo degli edifici costruiti con pietre reperite in loco ed assiemate a formare archi a tutto sesto tuttora ben conservati. Berenice stava venendo alla luce, era proprio la città che Tolomeo II Filadelfo nel lontanissimo 271 a.C. circa, dedicò alla madre Berenice I consorte di Tolomeo I Sotere e che la ribattezzò in suo onore solo dopo averla ristrutturata completamente rinnovandola in bellezza, e sviluppandone ulteriormente i traffici e la fiorente località caratterizzata da una rigogliosa natura, ora difficile da immaginare.

Alfredo sulle rovine di BereniceAlfredo sulle rovine di Berenice

Tra le grandi scoperte – "Una tra le grandi scoperte dell'archeologia": così l'ha definita il prof. Jean Vercoutter, accademico di Francia e Presidente della Société Française d'Egyptologie, che ha contribuito a certificare l'attribuzione del sito archeologico ritrovato dai nostri, che in seguito hanno ricevuto l'onòre e l'ònere dalle autorità egizie e sudanesi, in concessione archeologica, di scavare un'area pari a novantamila chilometri quadrati di deserto.
"Un'esagerazione", come hanno detto, i fratelli Castiglioni – pensando che, secondo la statistica, ad un chilometro quadrato corrisponde un sito archeologico e che a tutt'oggi ne hanno "appena" scoperti mille.
C'è una chicca, verrebbe da dire, tutta d'oro, che i nostri hanno anticipato e che è poco nota, perché i media non ne fanno menzione: un compito, che presto i fratelli Castiglioni dovranno assolvere in stretta collaborazione con il British Museum di Londra, sarà salvare tutto ciò che verrà coperto da un immenso lago in una località all'altezza della quarta cateratta del fiume Nilo in territorio sudanese, ove è in corso di costruzione una diga come quella di Assuan posta più a monte, con le stesse gravi conseguenze climatiche, morfologiche, e di perdita di un immenso patrimonio della storia artistica, etnografica e culturale delle antichissime civiltà egizie e nord africane culla della memoria remota dell'uomo sulla terra.

L'auspicio – Chissà quando l'invito di rinnovare la magnifica serata si potrà avverare? Come un archeologo è sempre alla ricerca delle testimonianze del passato, ora saremo noi sulle tracce dei nostri infaticabili studiosi varesini, Angelo e Alfredo Castiglioni, che ci regaleranno presto sicuramente altre importanti scoperte. Finché non torneranno dal prossimo viaggio possiamo visitare la loro Collezione Etnografica, donata alla città di Varese, che si trova a villa Toeplitz, e che, probabilmente, merita una migliore valorizzazione.

Sede della conferenza: Biblioteca Civica di Tradate, Via Zara 34 – "In biblioteca con l'autore"
UNITRE TRADATE, Piazza Mazzini, 6 tel. Segr. 0331/844847 (lun-ven 15.00-17.00)
Villa Toeplitz, ingresso da via Gian Battista Vico, Varese