Milano – “The Garden’s Tale “(Il racconto del giardino) è il nuovo progetto fotografico di Alessandra Calò in mostra da Lab 1930 di via Mantova. L’esposizione si presenta come un’unica installazione composta da undici opere Fine Art su carta di cotone.

Ideato durante il periodo di confinamento tra il 2020 e il 2021 e poi realizzato lo scorso anno, “The Garden’s Tale “si sviluppa attraverso una serie di nature morte realizzate con oggetti reperiti in ambiente domestico che si alternano a visioni selvatiche, facendo emergere costantemente il confronto, sempre presente, tra il mondo della natura e il mondo costruito dall’uomo. Notturni selvatici e oggetti inanimati vengono entrambi fotografati nella loro drammatica staticità. Il risultato sono opere fotografiche che invitano a penetrare l’oscurità alla ricerca della luce, opere dove si percepisce la delicata fragilità del nostro tempo nel sottile brusio del silenzio notturno.

Scrive Lóránd Hegyi nel suo testo in catalogo: “Alessandra Calò guida lo spettatore nel suo universo notturno e rivela una visione estremamente acuta e poetica di variazioni illimitate di micro-realtà quasi invisibili e di piccoli elementi apparentemente insignificanti della natura e dell’ambiente umano. Lo spettatore entra in questo universo poetico paradossalmente non attraverso la luce ma attraverso l’oscurità; l’immaginario sostituisce la documentazione delle cose. Meno lo spettatore può vedere, più può percepire. Meno la luce irradia le cose, più il destinatario comprende la vita essenziale delle cose.”

Le opere di Alessandra Calò sono un viaggio alle radici della nostra identità, un momento di raccoglimento su ciò che nell’oscurità sfugge al racconto. Una fotografia paziente, fatta di velature e trasparenze, elegante nella semplicità compositiva, dove la costante è il ritmo taciturno del buio e chi osserva viene immerso nella solenne grandezza della natura.
Per spiegare meglio il significato di questo nuovo lavoro fotografico, Alessandra Calò si rifà ad una frase del filosofo italiano di origine armena Giorgio Agamben: “Contemporaneo è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le luci, ma il buio […] è colui che sa vedere questa oscurità, che è in grado di scrivere intingendo la penna nella tenebra del presente[…]”.

Un invito a saper guardare attraverso il buio, dove le immagini che poco alla volta escono fuori sempre più nitide si intersecano con esso e prendono luce.
La mostra a cura di Elena Carotti è accompagnata da un photobook dedicato edito da Lab 1930 in 70 copie a tiratura limitata e firmate dall’artista contenenti tutte sedici le opere che compongono la serie originaria. Venti copie contengono inoltre una stampa Fine Art inedita di Alessandra Calò con soggetto differente da quelli pubblicati nel libro.
L’esposizione rimarrà in calendario sino al 7 marzo. Orari al pubblico: su appuntamento tutti i martedì e giovedì dalle 16 alle 19; open day dalle 15 alle 18 nei seguenti fine settimana: sabato e domenica 28-29 gennaio; 18-19 febbraio; 4-5 marzo

L’artista, contemporaneamente alla mostra,  dal 3 al 28 febbraio sarà presente al Ras Al Khaimah Fine Arts Festival (Emirati Arabi) con il progetto fotografico “Herbarium i fiori sono rimasti rosa”.

Alessandra Calò

Nasce a Taranto nel 1977, vive e lavora a Reggio Emilia. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni (Maramotti di Reggio Emilia, Donata Pizzi, MoMA e Met Museum di New York) e sono state esposte in prestigiose mostre e festival internazionali (tra gli altri “Fotografia Europea”, Reggio Emilia; “Circulation(s) – Festival de la jeune photographie européenne”, Parigi; “Rencontres internationales de la photographie en Gaspésie”, Montreal). Libri d’artista e pubblicazioni rivestono un ruolo fondante della sua pratica artistica.