Nel libro “Italiani brava gente?” Angelo Del Boca (Novara 1925 – Torino 2012) porta avanti il resoconto delle atrocità commesse dal fascismo al di fuori dell’Italia.
Lo sfogo da parte dei fascisti di andare in altri stati ad imporre la propria volontà dominatrice varca di nuovo i confini dell’Italia con l’annessione dei Balcani, dove la fascistizzazzione della popolazione si configurava attraverso l’eliminazione segreta di alcuni capi villaggio che furono gettati con una pietra al collo nel lago Tana.

Nell’arco di appena due anni più di 50.000 sloveni persero la vita o subirono gravissime offese dalle truppe di occupazione. Dalle dichiarazioni del generale Robotti “Si ammazza troppo poco” e del Maggiore Angelucci “Gli sloveni dovrebbero essere ammazzati tutti come cani senza alcuna pietà”.

Nel giugno del 1943 il governatore del Montenegro, Pirzio Biroli, faceva fucilare 180 ostaggi inermi a titolo di rappresaglia.
In due riservatissime personali del 30 luglio e del 31 agosto 1942 indirizzate all’alto commissario per la provincia di Lubiana Grazioli, il commissario civile Rosin, del distretto di Longiatico, tracciava un quadro drastico riguardo alla condotta dei soldati “ Si procede ad arresti, ad incendi ed a fucilazioni senza un perché positivo…nei paesi avvengono scene veramente orrende e pietose di donne, uomini e bambini che si strascinano in ginocchio davanti ai nostri soldati implorando a mani giunte, seppure invano, di non incendiare le case, di lasciare in vita i loro cari… Le fucilazioni in massa fatte a casaccio e gli incendi dei paesi fatti solo per il gusto di distruggere… La frase “gli italiani sono diventati peggio dei tedeschi” che si sente mormorare dappertutto, compendia i sentimenti degli sloveni verso di noi”.

Tali parole trovano macabra conferma nella lettera del soldato Lorenzo Tamburini del 25° reggimento fanteria, destinata alla moglie il 9 luglio 1942 “Cara Tota, ora ti dirò nuovamente quale danno stiamo causando. Proprio oggi siamo tornati nello stesso accampamento in cui eravamo alcuni giorni fa, poiché siamo stati nuovamente tradotti in treno ad incendiare due villaggi dei ribelli. Non posso descriverti il macello che abbiamo fatto e il bottino di abiti civili che abbiamo raccolto…”

Le violenze fasciste proseguono con la realizzazione di campi di sterminio, tra questi Arbe, dove il tasso di mortalità dovuto a torture, violenze e denutrizione arrivò al 19% dei detenuti superando persino quello registrato nel lager nazista di Buchenwald che fu del 15%.
Tutti i criminali fascisti che si macchiarono di quelle nefandezze, a guerra terminata, non soltanto non furono consegnati alle nazioni che intendevano portarli a giudizio, ma non furono neppure processati in patria, nonostante l’evidenza documentata delle loro colpe.
Neppure l’Etiopia ottenne giustizia.

“Tali continui dinieghi” sottolinea l’autore “… dei silenzi colpevoli e delle acrobazie compiute per sottrarsi all’obbligo di consegnare i criminali richiesti, non fa onore ad Alcide De Gasperi e ai suoi governi” .
Purtroppo l’elenco delle violenze dei massacri messi in atto dai militari e dagli ufficiali fascisti è orrenda e lunga e quelli riportati in questo e negli articoli precedenti costituiscono una esigua documentazione.
Da tale considerazione si evince, per l’ennesima volta, l’esigenza che una testimonianza storica come quella riportata nel libro di Angelo Del Boca sia adottata nelle scuole pubbliche e ancor più in quelle private che beneficiano di ingenti sovvenzioni statali senza che se ne comprenda la logica, al fine di evitare che si ripetano atteggiamenti e dichiarazioni che dal comune cittadino arrivino a toccare esponenti del nostro parlamento.

Angelo Del Boca – “Italiani brava gente?”, BEAT Edizioni, pp.333, Euro 9

Mauro Bianchini