La giuria artisticaLa giuria artistica

Range finale – I dodici finalisti conosceranno presto il loro destino. Vinti o vincitori il loro lavoro artistico può dirsi già arricchito di notorietà. Scelti infatti tra cinquantatrè partecipanti, hanno trovato spazio nella galleria varesina, che li vedrà ospiti fino al 12 aprile. Il gruppo dei finalisti, con tre opere ciascuno, ha partecipato alla collettiva, che ha permesso di esprimere il giudizio della giuria 'allargata'. La seconda fase del premio prevede infatti il giudizio di 70 personalità segnalate dall'equipe artistica che ha decretato i finalisti. Sabato mattina si saprà chi di loro riuscirà ad avere uno spazio proprio e l'allettante prospettiva di una personale. In segno di continuità il premio conserva due costanti: il vincitore potrà organizzare una personale all'interno della galleria varesina e, a uno dei finalisti, ritenuto più meritevole dal comitato culturale dello Spazio Oberdan di Castelseprio, verrà offerta la possibilità di allestire una mostra personale allo Spazio stesso.

Prevale la pittura – Visibilità e giudizio critico. Queste le due carte in tavola per i giovani partecipanti. Una mano che se giocata bene può essere un vero e proprio trampolino di lancio. Anche la settima edizione ha riservato sorprese particolari. Come sempre è prevalsa la pittura. Tecnica espressiva che trova più giovani disponibili a sperimentare. Tra le opere pittoriche  preminente è l'astratto e la manipolazione sottile della realtà. C'è infatti chi come Luigi Christopher Veggetti ha deciso di lavorare intorno ad un soggetto riconoscibile, indagandone però il lato emotivo, personale e trasformandolo su tela in un impasto sfaccettato e materico. Tra le ragazze c'è poi chi segue una linea molto simile, seppur dai risultati autonimi, come Ilaria Ceresa e Silvia Colombo entrambe impegnate con una pittura astratta, informale, dai toni sottili.

Un'opera di Emanuele DottoriUn'opera di Emanuele Dottori

Varianti di realtà contemporanea – Non mancano idee originali legate al tema ambientale ed al rapporto con la natura, indagata con occhio critico da Elisa Rossini, che ha portato piccoli vasi con piantine all'interno della galleria, aumentanto la valenza del gesto con un suggestivo ingrandimento fotografico. Sempre alla natura, intesa come tema distorto dal mondo contemporaneo, guarda Stefano Spera che restituisce un figurativo dotato di scorci e trasparenze suggestive. L'interesse passa alla realtà anche quando si incrociano le opere di Ruggero Brandi che analizza l'architettura riproposta in pure forme geometriche, asettica e fredda. Diverse le architetture di Emanuel Dottori, che affronta lo spazio strutturato analizzandone il materiale, la consistenza, restituendo opere relizzate con una tecnica personalissima fatta di grafite e gomma su carta su legno. Attenta alla forma anche Maria Paola Grifone, che realizza opere in bianco e nero con soggetti quotidiani di una singolare piacevolezza estetica che rimanda al calligrafismo giapponese. Insieme a Dottori ritornano al premio anche Giorgio Salvato coi suoi 'pompieri' e la sua juta e Cosimo Caiffa che conserva la sua natura di writer mediata dalla pittura con lo scopo di cercare di rendere il più possibile realistici gli strumenti del suo lavoro.

Un'opera di Maria Paola GrifoneUn'opera di Maria Paola Grifone

Esperimenti – Unico scultore Francesco Di Luca realizza figure in ferro saldato e terra refrattaria dipinta. Soggetti quotidiani che perdono la consistenza propria del corpo, assumono fisionomie fortemente caratterizzate e lasciano 'parlare' il lato interiore del loro io. Presente al Premio 2008 anche una coppia alquanto singolare. Due giovani che si sono fatti promotori di un movimento artistico il 'Realismo Cubonauta'. Entrambi fotografi hanno deciso di dedicarsi ad un progetto comune che li vede girare con un auto, definita Cubomobile che, attraverso finestrini quadrati riesce a 'selezionare la realtà'. Le loro foto isolano un soggetto ingigantendolo all'interno di uno sfondo per sottolineare come nel mondo moderno, anche se distratti da tanti fermenti si possa concentrarsi su un'unica immagine. Un pò quello che accade quando in un locale affollato si inizia a parlare con un vecchio amico e la conversazione coinvolge al punto tale da elidere il resto.