Ettore e Andromaca, olio su tela, 1942Ettore e Andromaca,
olio su tela, 1942

Può un pittore essere paragonato a un labirinto? Se l'artista in questione è Giorgio de Chirico, certamente sì, quando ogni volta che si tenta di usare la ricerca, che abbia possibili agganci nella storia dell'uomo e dell'arte, e quando ci si illude di aver afferrato attraverso una specifica documentazione una qualche soluzione agli enigmi dechirichiani e di poter finalmente decifrare il codice della sua pittura, ci si accorge di essere ritornati al punto di partenza.

Un gioco che la sua 'Arianna' (tante volte raffigurata al centro delle note 'Piazze d'Italia') avrebbe sicuramente apprezzato, ma che gli studiosi della storia dell'arte del Novecento hanno sempre odiato. E la storia della Metafisica, la scoperta pittorica di de Chirico nata dagli influssi delle filosofie di Schopenhauer e di Nietzsche e dalla lezione offerta dallo studio dell'arte di Boecklin, Klinger e Fuessli, sembra somigliare sempre di più a un "labirinto di sogni e di idee".

Da qui il titolo della mostra, promossa dall'Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Autonoma Valle d'Aosta e curata da Luigi Cavallo e Franco Calarota, che il Centro Saint Bénin di Aosta propone al pubblico appassionato di questa pittura capace di creare quel senso di spaesamento e di inquietudine, proprio del sogno, che successivamente i fratelli surrealisti ricorderanno come ideale fonte d'ispirazione.

Tra quaranta dipinti a olio, dieci fra tempere e disegni, quindici grafiche (alcune colorate a mano dall'autore), il visitatore potrà sicuramente ammirare opere raramente esposte e provenienti da prestigiose collezioni private italiane e da raccolte pubbliche tra cui il MART di Rovereto e il Museo Casa Rodolfo Siviero, ma soprattutto una raccolta significativa sulla storia della pittura

Piazza d'Italia, olio su tela, 1954-55Piazza d'Italia, olio su tela, 1954-55

metafisica di de Chirico, dalle origini (1907-13) fino agli anni Settanta.
Da 'La matinée angoissante' (1912), che raffigura in una prospettiva sghemba, attraverso un piano inclinato color ocra, un orizzonte composto da un muretto e da un'atmosfera verdognola e una locomotiva in primo piano tra due porticati, a 'La commedia e la tragedia' (1926), che propone due manichini-contenitori animati dalla presenza di elementi umani e tessuti drappeggiati, sembra trascorrere un secolo per la differenza nella tecnica (molto incerta nella seconda opera) e nello stile (la geometria viene sostituita da una figurazione classica, quella voluta dal ritorno all'ordine promossa dalla rivista Valori Plastici del 1916-17).
Eppure l'atmosfera rimane la stessa: enigmatica e inquietante.

Testimonianze dirette sono offerte anche dalle 'Piazze d'Italia': se quelle degli anni Trenta risultano ancora deserte, silenziose e ansiogene, soprattutto alla vista delle due ombre che si allungano sulla sinistra e che annunciano l'arrivo di qualcuno, quelle degli anni Cinquanta, pur mostrando qualche presenza umana, due uomini che si salutano stringendosi la mano, non sembrano garantire all'osservatore un'esperienza differente. Lo stesso può valere anche per la figura del 'Trovatore', il manichino privo di arti superiori corredato da strumenti di misurazione geometrica, di 'Ettore e Andromaca', de 'Le muse Inquietanti': possono cambiare gli elementi dello sfondo e della composizione geometrica intorno al manichino, può cambiare anche l'impasto del colore, ma l'atmosfera non cambia.

Il Trovatore seduto, olio su tela, 1972-76Il Trovatore seduto, olio
 su tela, 1972-76

Il dialogo metafisico, fatto di domande e risposte silenziose, tra l'osservatore e gli oggetti rapiti alla propria realtà e lì raffigurati in un ordine differente, talvolta contraddittorio, ma capaci comunque di esprimere se stessi in tutta la loro dignità di cose (vissuto, cultura, tradizione), si conserva.

Nel copiare, riprendere e ripetere ogni suo tema, e non certo per mancanza di idee – la mostra evidenzia il vasto repertorio pittorico fino alla neometafisica degli anni Settanta – Giorgio de Chirico sembra rincorrere sempre quel senso di spaesamento, di incertezza, di rottura del ritmo che dà vita alla sua opera e provoca meraviglia nell'osservatore.
A proposito nel 1941 Raffaele Carrieri, critico d'arte e amico del noto maestro metafisico, scrisse: "Egli si spiega per analogie: gli bastano due pesci e una candela per operare una meraviglia. La natura di questi sogni è morfologica: vi sono spessori e sfere, piani orizzontali e verticali, quinte, pareti che cadono a piombo, oggetti d'uso quotidiano che assumono ruoli fantastici, suppellettili usate come metafore. Dal mondo classico si passa alla drogheria; dalle rovine di Roma ai mobili costruiti in serie, alle poltrone delle prefetture di provincia ai letti di ferro; dall'idealismo all'ironia, al gioco […]le contraddizioni per de Chirico sono una fonte inestinguibile di energia".

Giorgio de Chirico. Il labirinto dei sogni e delle idee
Aosta, Centro Saint Bénin, Via Bonifacio Festaz 27
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30
Fino al 30 settembre 2012
Tel. 0165-274401
Catalogo Silvana Editoriale