Il Professore, alla fine della spiegazione, con un risolino compiacente, si sposta al centro della sala e ci mostra il sarcofago. E’ freddo, di pietra chiara.
Guardatevi intorno: vedete per caso qualcosa che si muove?” Suggerisce convinto.
E’ possibile, siamo a Cairate: è il Fantasma di Manigunda!

 

Cairate è un minuscolo comune della provincia di Varese, che ha letteralmente attraversato i secoli.
Nacque come villa romana nel I sec. d.C., poi divenne fortezza militare longobarda fin dal VI sec., in seguito borgo medievale di enorme importanza strategica. In epoca rinascimentale fece parte del Ducato di Milano e nel 1535 divenne dominio spagnolo. Successivamente cadde sotto l’influenza dell’Impero Austriaco, poi Napoleonico, quindi fu annesso al Regno Lombardo-Veneto ed infine fu conquistato dai piemontesi nel Risorgimento. Insomma, da qui sono passati proprio tutti.

Oggi il Monastero di Cairate è un luogo prezioso e silenzioso, fortunatamente sotto tutela dell’Unesco.
Sorto, come dicevamo, sui resti di una Domus Romana, le cui tracce sono state rinvenute nelle stratificazioni al di sotto delle stanze monastiche, il convento vero e proprio fu fondato da una misteriosa principessa longobarda di nome Manigunda, che ne divenne Badessa.
La giovane, gravemente malata, ricevette la profezia secondo la quale sarebbe guarita soltanto abbeverandosi ad una fonte miracolosa. Manigunda promise in cambio di prendere i voti e quando effettivamente guarì, si fece monaca, facendo erigere questo Monastero. Siamo nell’anno 737 d.C..
Così narra la leggenda e in verità, nel cortile, in posizione isolata rispetto alle altre sepolture, nel XV secolo, è stato ritrovato un sarcofago contenente i resti di una donna sontuosamente vestita. Si è pensato quindi di aver rinvenuto il corpo della Badessa.
In realtà è molto strano che una monaca si sia fatta seppellire con abiti sfarzosi, tanto più che in una pergamena rinvenuta negli archivi, ella sembra dichiarare esplicitamente di indossare un umile abito monacale, «veste monialium induta».
Pare comunque che lo spirito della donna non voglia proprio lasciare il monastero: da secoli, c’è chi giura di averla vista aggirarsi tra stanze e corridoi sinistri, di averne spesso udito i lamenti e gli scricchiolii, di aver scorto inspiegabili movimenti di porte e finestre in assenza di vento. Qualche anno fa, un operaio impegnato nei lavori di restauro, pare abbia scattato persino una foto al fantasma, attirando in loco esperti di spettri da tutt’Italia.
In quell’occasione giunsero qui persino i conduttori di un programma televisivo di una nota rete nazionale per casalinghe. Fu persino necessario l’intervento di alcuni dipendenti comunali per allontanare la folla dei curiosi.

Osservando una delle stanze, con luminosi affreschi cinquecenteschi in buono stato di conservazione, forse la dimora delle badesse che sono succedute a Manigunda, viene spontanea qualche altra domanda.
Anziché soggetti religiosi, che si sarebbero meglio adattati alla funzione del luogo, sono dipinti strumenti musicali, animali esotici, piante, drappi che lasciano trasparire un gusto ed una raffinatezza davvero sorprendenti, ma poco adatti alla proverbiale rigidità di un ordine monastico.

Perlustrando la stanza ci si accorge che la badessa possedeva anche un bagno privato in camera, particolare assolutamente inedito per una suora, anche se si tratta di un’aggiunta successiva.
Chi governava questo luogo svolgeva quindi una funzione ben diversa dall’ “ora et labora” e a quanto pare, possedeva un potere più temporale che spirituale.

Mi attardo nella sala delle sepolture per scattare alcune foto.
Avendo l’occhio fisso nel mirino della fotocamera, non mi accorgo che il gruppo di visitatori al quale mi ero aggregato si è spostato in un’altra ala del monastero. Mi volto di scatto in dietro, poi a destra e a sinistra ma nulla di vivo. Solo tracce del passato.

Non percepisco nemmeno più la voce della guida in lontananza. Tra l’altro si avvicina l’ora delle streghe poiché si tratta di una visita notturna, felice proposta dell’amministrazione comunale per attrarre ospiti. Ora avverto un rumore in sottofondo ma sono soltanto i latrati dei cani.
La leggenda vuole che in questo monastero dormì Federico Barbarossa, la notte prima della famosa battaglia di Legnano. Pare che gli abitanti del borgo, contrari all’invasione dell’Imperatore, per disturbarne il sonno, istigarono i cani ad abbaiare tutta la notte o, secondo un’altra versione, inviarono le ragazze del paese ad intrattenere i soldati del suo esercito.
Comunque siano andate le cose il Barbarossa e le sue truppe non riposarono bene quella notte e il giorno seguente, forse anche a causa degli abitanti di Cairate, persero clamorosamente la battaglia.
Comincio a preoccuparmi per la mia sorte.
Mi viene in mente che la stanza in cui mi trovo, attraverso un passaggio, da direttamente sul chiostro. Dal cortile potrò sicuramente vedere le lanterne degli altri visitatori o quantomeno udirne le voci.
Percorro nuovamente la sala delle sepolture. Osservo per un istante il sarcofago, chiuso da una pesante lastra con varie iscrizioni.
Ho un sobbalzo. Avrei giurato di averlo visto aperto, poco fa.

Il Viaggiator Curioso,
Cairate (VA), 18 luglio 2019.